Gerosa e le sue contrade - seconda pagina


Il percorso pedonale, per gli amanti delle escursioni nel bel mezzo di prati, boschi, valli, continua verso le contrade di Grumello e Musita. Qui si incontrano antichi ponti in pietra che superano ripidi ruscelli che scendono dalla montagna di Blello. Poco sopra il percorso, raggiungibile dalla strada carrozzabile, la contrada di Prato Aroldi, si distingue per la splendida posizione e per le case recentemente ristrutturate nel rispetto delle strutture architettoniche originarie.
Antico ponte sul percorso dal Santuario a Grumello
Antico ponte sul percorso dal  Santuario a Grumello
La piccola contrada di Prato Aroldi
La piccola contrada di PRATO AROLDI

Alle spalle di Gerosa la Forcella di Bura, che dà il passo dalla Valle Brembilla a quella di Taleggio, segnava un tempo non solo il confine a nord del territorio di Gerosa, ma la linea di demarcazione fra due diverse circoscrizioni territoriali, fra due diverse giurisdizioni: al di qua quella che gravitava su Almenno S. Salvatore, comprendendo la Valle Imagna e Brembilla, e che dipendeva dalla diocesi di Bergamo, al di là, in Val Taleggio, quella che era permeata da una forte corrente di vita milanese, dipendendo dalla Diocesi di Milano (ne è testimonianza la presenza tuttora del rito ambrosiano).
Poco prima della Forcella, scendendo un breve tratto di strada, è situata la contrada di Bura, composta da antiche case, alcune delle quali ristrutturate, unite tra loro a formare un bel piccolo borgo contadino d'altri tempi; l'Oratorio di S. Rocco risale alla metà del 1500: la chiesina, senza pretese, dall'aspetto umile ma soddisfatto, assolve al compito di ricordare i morti della peste e delle varie epidemie del passato.


Vista sulla contrada di Bura
Vista sulla contrada di BURA, che dà il nome all'omonima Forcella
La Chiesetta di S. Rocco in contrada Bura
La Chiesett di S. Rocco alla contrada Bura


Nel centro di Gerosa da porre in rilievo la Chiesa Parrocchiale, in stile tardo-barocco, risalente alla prima metà del '700, opera di G. Battista Caniana (1671-1754), una delle migliori che si possono vedere in bergamasca, con le sue gloriette e loggette eleganti ed i suoi cinque altari godibili tutti a colpo d'occhio dalla porta centrale. Alcune case sono state ristrutturate e riportate all'aspetto originario.

La chiesa parrocchiale di Gerosa
La chiesa Parrocchiale di Gerosa
Antica casa rirtrutturata nel centro di Gerosa
Antica casa rirtrutturata nel centro di Gerosa


Appena sopra l'attuale abitato di Gerosa, raggiungibile attraverso una strada agro-pastorale carrozzabile, sorge l'ex Chiesa di S. Maria in Montanis, dedicata a Maria SS. Assunta in cielo, di originario stile romanico, risalente al '300, poi ristrutturata in stile barocco, antica chiesa parrocchiale fino al 1700. Questa chiesa risultò un po' scomoda rispetto al paese che si sviluppava più in basso, per cui verso la fine del 1400 si costruì, in mezzo alle case, la Chiesa di S. Croce, di cui oggi resta, a ricordo, solo il campanile. Nella prima metà del '700, su progetto di G. Battista Caniana, fu costruita l'attuale Chiesa Parrocchiale, ancora dedicata a S. Croce.
La chiesa di S. Maria, da tempo sconsacrata, è oggi in attesa di una sua funzione a servizio della comunità, dopo che il Comune, attuale proprietario dell'edificio, ha provveduto recentemente al suo restauro.

La chiesa di Santa Maria in Montanis
La chiesa di Santa Maria in Montanis
La chiesa di Santa Maria in Montanis


Proseguendo in auto lungo la strada agro-pastorale con mezzo idoneo, adatto alla forte pendenza, oppure, in alternativa, percorrendo a piedi la vecchia mulattiera, si sale ai caratteristici cascinali di Cabusié e di Giaperto, in mezzo a verdi pascoli e folti boschi, in ottima posizione soleggiata con splendida vista sulla Valle Brembilla.

Un cascinale di Cabusié in fase di ristrutturazione
I l cascinale di CABUSIE' in fase di ristrutturazione
I cascinali di Giaperto
I cascinali di GIAPERTO

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ha collaborato per il testo Gigliola Arnoldi

Per ulteriori notizie su Gerosa: 'Gerosa e il suo santuario' di Don Ettore Persico, 1986, Quadrifolio. Torre Boldone (Bg)

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