HOMEPAGE - LA TUA FOTO - ESCURSIONI

 

Maurizio
FOTO dI MAURIZIO SCALVINI

(Almè - Bergamo - )

2010 - 2011 - 2012 - 2013 - 2014

da agosto a dicembre 2009

ottobre 2008 - luglio 2009

 
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ZUC DI VALBONA - I CANTI - TRE FAGGI

Mercoledì 24 Novembre 2010.
Ecco una bella camminata ad anello che Piero, Piercesare e Augusta ( con Batida ), il sottoscritto e Carlo si sono goduti in una splendida giornata valdimagnina. Raggiunta Fuipiano e percorsa via Milano fino alla sua sommità, parcheggiamo davanti il bacino dell'acquedotto. Pochi posti disponibili. Ci incamminiamo sulla stradina: si alza dolcemente tra bosco e ampie radure, aperte sul bel panorama della valle e del Resegone. Ad un primo bivio teniamo la sinistra, sfioriamo un grazioso stagno recintato e approdiamo poco più sù al cospetto di un bel nucleo rurale: Piazza. E' da un po' che una spolverata di neve ci fa compagnia, ora lo spessore si fa più deciso. Sul lungo diagonale che la stradina disegna salendo verso sinistra ne troviamo a sufficienza per inventarci il primo pupazzo della stagione. In cima alla salita, regolare e mai troppo ripida, ci attende una prima panoramicissima baita accompagnata da un piccolo stagno. Svoltiamo a destra e la stradina raggiunge una grande baita, colonia privata, posta immediatamente sotto la vetta dello Zuc di Valbona. Ringraziamo chi nei giorni scorsi ci ha preceduto: seguiamo le loro orme, affondate in 40-50 cm. di neve fresca, che si inoltrano sul sentiero tradizionale del versante nord. Con breve fatica siamo alla elaborata croce della vetta, custode di un grandioso panorama: Piercesare e Augusta, debuttanti quassù, non se l'aspettavano così aperto e arioso. Ne restano stupiti. Ce lo gustiamo per bene decidendo di consumare in loco i nostri panini.

ZUC DI VALBONA - I CANTI - TRE FAGGI - FOTOGALLERY
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E' davvero un gran bel panorama, ma abbiamo un'altra vetta da raggiungere. Arriva perciò il momento di scendere lungo il facile crinale est che, alternando stradina e sentiero sempre dentro il bosco, scende alla Bocca del Grassello. Riprendiamo a salire nella luminosa faggeta per uscire poi nei pratoni sommitali: partono ripidi, ma è solo un attimo. Si fanno subito più docili e ci accompagnano in pochi minuti ad ammirare la bellissima Madonnina dei Canti, seconda vetta della nostra camminata. Il panorama, quasi la fotocopia di quello ammirato sullo Zuc, si arricchisce di una visione più ampia sulla Valtaleggio. Gli occhi non sarebbero mai sazi, ma il tempo scorre inesorabile e abbiamo ancora un bel po' di cammino davanti. Salutiamo il bellissimo volto della Madonnina e la sua toccante preghiera: ci incamminiamo sulla facile dorsale dei Canti.
ZUC DI VALBONA - I CANTI - TRE FAGGI - FOTOGALLERY
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Entusiasmante questo tratto: leggeri saliscendi ci fanno percorrere panoramici dossi e suggestivi, brevi passaggi tra pinnacoli rocciosi. Poi si entra nuovamente nella faggeta e comincia la discesa vera: usciamo dal bosco proprio dirimpetto i magnifici Tre Faggi. Cattedrali di legno che non lasciano indifferenti Piercesare e Augusta, strafelici di aver aggiunto anche questa perla inedita, la terza, alla loro personale collezione odierna: Zuc, i Canti, Tre Faggi. I colori prendono una sfumatura inconfondibile: si avvicina la sera. Tagliamo in quota verso destra gli estesi pascoli e in corrispondenza di una grande baita riprendiamo la nostra decisa discesa verso Fuipiano. Sbuchiamo su una sterrata e dopo aver lambito un rosseggiante stagno ci rituffiamo nel bosco, dove ci accoglie l'ombra di un forzato tramonto. Quando ne usciamo siamo ormai prossimi alla macchina e spicchi di sole riescono ancora a illuminare frammenti di paesaggio intorno a noi. Che bello!! Siamo tutti discretamente maggiorenni e stagionati, eppure lo stupore somiglia a quello di chi vive queste emozioni per la prima volta! Nasce il crepuscolo: signore e signori cala il sipario su una delle più belle camminate valdimagnine.

ZUC DI VALBONA - I CANTI - TRE FAGGI - FOTOGALLERY
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LINZONE....PANORAMIK

Martedì 23 Novembre 2010. Sì, ancora Linzone! Sì, ancora il classico sentiero dalla Roncola San Bernardo! Sì, ancora i "soliti" panorami ! Eppure se sono quassù c'è un perchè: voglio immortalare il maggior numero di montagne possibili, con tanto di nome e cognome, usando lo zoom alla stregua di un canocchiale. Portatevelo..!!! Prima vera montagna che si alza da questo lembo di Pianura Padana, autentica sentinella di un numero imprecisabile di Orobie e non solo! Ecco una parte di ciò che si può ammirare da questa panoramicissima vetta. Signore e signori....Che lo spettacolo abbia inizio....

LINZONE....PANORAMIK - FOTOGALLERY
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PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA

Venerdì 12 Novembre 2010.
Torno alla Capanna Alpinisti Monzesi, rifugio che trova ospitalità su una delle montagne più amate dai bergamaschi: il Resegone. Dalla Passata in avanti il percorso ricalca fedelmente quello fatto in occasione della precedente escursione primaverile, cui perciò vi rimando. Ero partito da Brumano. Oggi decido di cominciare l'avventura in quel di Costa Valle Imagna: precisamente Laghetto del Pertus. Era un giro che avevo in mente da tempo di provare: e allora via! Mi incammino sulla sterrata, chiusa al traffico dei non residenti, che si inoltra in direzione Resegone: sarebbe il sentiero 571. Arrivato alla vecchia baita adagiata nel pratone del versante Valdimagnino mi si presentano due possibilità. Potrei portarmi al termine della stradina e prendere il sentiero che si abbassa nel bosco: è più bello ma non di immediata individuazione, le abbondantissime foglie cadute aggiungono ulteriori difficoltà. Preferisco scendere dritto nel prato di fianco alla baita e raggiungere la gippabile sottostante: vado via a sinistra senza problemi su un tracciato evidentissimo. Comunque sia tutti e due portano allo stesso luogo, un grande prato sopra la zona del Pertusino, dove si ricongiungono. Viaggiando sullo spartiacque arrivo all'ex convento del Pertus, ora in fase di recupero. Facendo molta attenzione alla segnaletica mi porto al vicinissimo passo omonimo. Anche il percorso fin quì fatto lo avevo già descritto in un mio precedente servizio tutto dedicato al Passo del Pertus: una semplice e facile passeggiata. Attraversato il ponticello che sovrasta questo curioso valico salgo subito a destra per pochissimi metri transitando sotto un vecchio roccolo dismesso. E' la prima volta che affronto questo sentiero, sulla carta sembra che vada via tranquillo a mezzacosta. Mi devo ricredere: niente di difficile, ma arrivare alla Passata si rivela molto più faticoso del previsto. Il sentiero si presenta subito di indole nervosa, un infinito girare l'angolo tra gli scoscesi fianchi rocciosi della Corna Camozzera. Un continuo sù e giù fatto di strappetti brevi ma spesso molto secchi, tagliando e percorrendo canalini per lo più erbosi. Le rocce sono vicine: a volte ci si passa in mezzo, a volte le si sfiora soltanto. A volte serve l'appoggio della mano. E' un tratto che si svolge prevalentemente nel bosco, le foglie sul sentiero sono inzuppate d'acqua, scivolose: devo appoggiare molto la mia mano. Anche se il sentiero di per se non è difficile, non mancano punti un pelino esposti: meglio non avventurarsi in presenza di terreno gelato o innevato! Pur rimanendo praticamente sempre alla stessa quota, il sentiero è tutt'altro che pianeggiante e la fatica viene a farmi compagnia. Un'edicola con l'effige rotta di una bella Madonna segna la fine delle difficoltà: il sentiero ora si spiana tranquillo tra radure e boschi. Oltrepasso una suggestiva sorgente e non troppo distante sbuco nella bella zona di Prà Martì, autentico belvedere sulla valle Imagna. Il Resegone appare piuttosto vicino e difatti, rientrato nel bosco fitto, mi bastano pochi minuti di leggerissima salita per arrivare alla Passata. Ora conosco la strada che mi porterà alla Capanna Alpinisti Monzesi: supero la zona delle miniere e in meno di mezz'ora sono sulla porta del rifugio.

PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
Anche stavolta salgo deciso al Passo del Fo, alla sovrastante cappelletta e alla successiva panoramica cresta el Magnodeno che porta alla Croce della Giumenta. Rimango incantato a guardare le massice e imponenti pareti del Resegone: le foto non rendono giustizia a questo lato della montagna, non ce la fanno. Visto dal vivo è di una maestosità inaspettata, un'immensa cattedrale di dolomia: sì, dolomia! Lo scopro sulla via del ritorno leggendo un pannello informativo al passo del Pertus. La splendide Presolana, Arera e Grigne sono scogli di Calcare di Esino, il Resegone è figlio delle Dolomiti: ha la stessa anima di dolomia. Non lo sapevo, adesso lo guardo in maniera diversa. E' comunque uno sguardo diverso quello che da quassù si lancia verso il Resegone, da questo versante appare irriconoscibile. Una gran bella visione che nasce da una gran bella escursione: sulla carta sembrava una camminata facile e piatta. Si è invece rivelata una traversata tutt'altro che banale e molto appagante: merita di finire nella collezione di ogni escursionista. ( Con beneficio dell'inventario: la croce fotografata non riporta indicazioni ed è posizionata sulla Cresta del Magnodeno, ma un signore che ne percorreva la ferrata mi ha detto che è la Croce della Giumenta. Non ho potuto verificare. )
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
PERTUS - CAPANNA ALPINISTI MONZESI - CROCE DELLA GIUMENTA - 12 novembre 2010 - FOTOGALLERY
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GRIGNETTA

Giovedì 4 Novembre 2010.
Chissà se qualcuno si è mai preso la briga di contare quanti sono gli infiniti germogli di calcare a cui è stato dato nome Grignetta. Piani dei Resinelli: Piero, Piercesare e Augusta, Fulvio e Teddy, mio cognato Carlo mi accompagnano lassù. Nessuno di loro è al debutto, io sì. Prendiamo la via normale, sentiero n° 7, cresta Cermenati: è il sentiero più facile, ma su tante altre montagne un tracciato così lo chiamarebbero Direttissima. Nulla di difficilissimo, vero....Però ogni passo che fai è sempre proiettato più in alto di quello precedente! Non esistono passi pianeggianti su questo sentiero. In effetti non si tratta di un vero e proprio sentiero: dalla vetta scende un reticolo di tracce che molto spesso si sparpagliano disordinate sul filo di questo costolone. Poche volte si riuniscono in una sola costringendo a procedere in fila indiana: siamo in sei e in parecchi punti potremmo salire affiancati!! A parte i primi metri nessun albero, nessuna sorgente, esposizione alquanto soleggiata. La salita è molto ripida e faticosa, per fortuna da metà in sù i panorami asciugano egregiamente il sudore di questo caldo inizio di novembre. Sudano pure le macchine fotografiche che sparano scatti in continuazione, sapessero cosa le attende più tardi..!! Arriviamo al canale sommitale: breve tratto finale attrezzato e tocchiamo l'ampia vetta, col suo curioso Bivacco Ferrario.

GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
GRIGNETTA - 4 novembre 2010 - FOTOGALLERY
La giornata è magnifica, limpida da oriente a occidente se lo sguardo percorre il Nord. Con nuvole e nebbie in crescendo se gli occhi incrociano il Sud. C'è parecchia gente a godersi lo spettacolo e a sorpresa poco dopo arriva Cristian, amico comune che non sapeva della nostra salita. Le fotocamere memorizzano scatti su scatti, pensando che lo spettacolo sia all'apice: beata ignoranza! Ecco che il pomeriggio trascorre e la vetta si svuota: restiamo solo noi, sette amime e mezza a cui si spalanca la meraviglia. Scendiamo mentre il pomeriggio vira dentro la sera, regalandoci un tramonto che cancella ogni fatica e pensiero: siamo letteralmente scaraventati in un dolcissimo e coloratissimo sogno. Fiammate che sferzano le nuvole del cielo, fiammate che stordiscono le parole: fanno fatica a uscire, hanno paura di rompere l'incantesimo. Guardi gli occhi dei tuoi compagni di avventura e ci leggi la tua stessa incredulità: ma è tutto vero..?? Una sola risposta: sì. Le macchine fotografiche arrivano alle auto nel momento in cui nasce il buio: sono esauste, proprio sul finire della faticosa giornata hanno dovuto dare fondo a tutta la loro energia! Anche io sono stordito: non mi aspettavo un accoglienza del genere da parte della Grignetta..!! La mia primissima volta....Ed è già indimenticabile!
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MONTE DUE MANI

Mercoledì 3 Novembre 2010.

Dopo la velocissima e non molto fortunata scappata fatta questa primavera, mi ripresento al cospetto del Monte Due Mani. Stavolta me la prendo molto più comoda, la giornata è bella e bisogna approfittarne. Finalmente riesco ad ammirare i bellissimi panorami custoditi da questa piccola vetta isolata. Belli soprattutto verso il Lecchese con Resegone, Lecco e le Grigne sugli scudi. Insoliti invece gli scorci verso le Orobie: viste da quassù svelano un profilo diverso. Sempre inconfondibili Diavolo e Tre Signori. La tantissima pioggia dei giorni precedenti non poteva che evaporare: le nuvole nascono e nascondono le vette. L'ultimo sguardo lo alzo alto sopra il Resegone: le nuvole nascono e disegnano il cielo....
( Su come raggiungere il Due Mani potete consultare il mio precedente servizio e quelli di altri amici targati Pieroweb )

MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
MONTE DUE MANI 3 nov. 2010 - FOTOGALLERY
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RIFUGIO CALVI

Venerdì 29 Ottobre 2010.

( Vi rimando subito ad una mia precedente relazione dell'ottobre 2008 ) Oggi è il gran giorno: vado al Calvi. Pensavo di non poterci salire quest'anno: serie vicissitudini mi avevano tenuto lontano da questa stupenda conca. Ci sono salito tante volte, ma la voglia di rivedere i panorami di lassù è indescrivibile: ne sento fisicamente la mancanza, fa quasi male. Il percorso è quello classico, stradina da Carona fin sulla porta del rifugio. Ma stavolta trovo sul mio cammino la prima vera neve della stagione, non avevo mai visto questa fiabesca vallata nel momento in cui autunno e inverno diventano una cosa sola. Smetto di vivere nella realtà: divento una favola fatta di neve, larici e cielo. Colorata di bianco, oro e azzurro. Non aggiungo altro: non hanno ancora inventato le parole che possano descivere ciò che ho vissuto....

RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
RIFUGIO CALVI - 27 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
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AVOLASIO - MONTE SODADURA

Mercoledì 20 Ottobre 2010.

Ecco la versione autunnale della bellissima camminata che da Avolasio porta ai Piani di Artavaggio. Avevo già tentato di spiegare quanto fosse bella con una precedente puntata andata in onda a Maggio, ma il meteo e il sottoscritto quel giorno non avevano dato il meglio di se. Se vi va andate a dare un'occhiata a quell'episodio: ci troverete le note tecniche. Oggi tutta un'altra storia, cominciata con un'alba fiammeggiante e proseguita nell'altrettanto pirotecnico colore dei boschi. La luce radente del primissimo mattino è stupefacente: si inventa colori al limite dell'umanamente credibile, ma chi ci cammina dentro sa che è tutto reale. In località Sella ho scoperto angoli non toccati l'altra volta: ne do un insistito resoconto con foto sia mattutine che pomeridiane, troppo bello quel posto lì..!! E una volta raggiunti i Piani di Artavaggio vi invito caldamente a visitare quella specie di Cappella Sistina d'alta quota che è la chiesetta dei piani. Tanto è grigio e freddo l'esterno, tanto è caldo e affrescato l'interno. Nel dipinto dell'Ultima cena appare sullo sfondo l'inconfondibile piramide del Sodadura. Uscito dalla chiesa me lo trovo davanti pari pari: lo salgo. Scelgo di risalirlo attraverso il ripido costolone sud che si stacca dal sentiero che verso est porta al Gherardi. Attenzione: il sentierino che porta in vetta non è molto evidente e, seppur non difficile, affronta pendenze belle toste. I panorami di lassù sono giustamente ambiti: largo ai pensionati del mercoledì, un folto gruppo fa tappa quì oggi. Non faccio parte della categoria, ma sulla via del ritorno risalgo al Crocifisso della Sella e alla sua rustica panchina e....Come i migliori pensionati approfitto: che buontempo.....!! Approfittiamone a piene mani di questi giorni e di questi belvedere: i colori di Ottobre sono brevi. Splendidi, ma brevi: ti giri un attimo e un'altra foglia è già caduta....

AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY

Montagne che qui hanno un re incontrastato: il Cimone della Bagozza. Che meraviglia vedere per la prima volta questo aguzzo schiaffo di calcare proteso verso il cielo! Ai suoi piedi ho incontrato i due momenti più emozionanti dell'avventura, una splendida Signora e un piccolo specchio di acqua: la Madonnina e il Laghetto dei Campelli. La luce disegnava ombre dolci e drammatiche, il viso di quella donna è di un'intensità stupefacente. Sembrava guardare cose che non sono di questo mondo. Il sole per qualche momento ha acceso uno smeraldo d'acqua, il laghetto ti prendeva e ti portava in un mondo che avrei chiamato cartolina. Ho dedicato loro molti scatti, impossibile non farlo: le emozioni di quei due incontri sono ancora vive dopo giorni. Sono stato in uno degli angoli più belli della più bella valle delle Orobie. Bella anche in un giorno di poco sole. Lascio parlare le immagini perchè potrei essere imparziale. C'è un filo speciale che mi lega alla Valle di Scalve: porto il suo nome. ( Ovvero....Uno Scalvini alla scoperta della Valle di Scalve: mi sa che siamo solo alla prima puntata....)

AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - MONTE SODADURA 20 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
Avolasio > Piani d'Artavaggio nel verde di primavera del 2 giugno 2010
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Mercoledì 13 Ottobre 2010.

Ricetta del giorno: scegliete una bellissima valle....Facciamo la Valle di Scalve. Prendete qualche chilometro si stradina sterrata e stendetelo dolcemente in una favolosa conca....Facciamo la Conca dei Campelli. Prendete una facile montagna non troppo distante dalla stradina in questione....Facciamo il Campioncino. Amalgamate bene il tutto con la compagnia di due amici....Facciamo Piero e Alice. Spruzzate abbondantemente con colori autunnali Doc e infornate per qualche ora alla luce piena del sole: risultato eccellente garantito! Proprio il sole esitava, ma io ho eseguito comunque alla lettera: mi sono incamminato per la prima volta sulla sterrata dei Campelli arrivando fino al passo omonimo per poi scollinare. Ho raggiunto una grande baita per poi salire prati semplici e poi ripidi per toccare la vicina croce del Campioncino. Ho ammirato da lassù gli stupendi colori ottobrini disegnare la Valle Di Scalve e la Val Camonica. Ho appoggiato il mio cammino su quello di Piero e Alice, i loro passi conoscevano già queste montagne.

MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY

Montagne che qui hanno un re incontrastato: il Cimone della Bagozza. Che meraviglia vedere per la prima volta questo aguzzo schiaffo di calcare proteso verso il cielo! Ai suoi piedi ho incontrato i due momenti più emozionanti dell'avventura, una splendida Signora e un piccolo specchio di acqua: la Madonnina e il Laghetto dei Campelli. La luce disegnava ombre dolci e drammatiche, il viso di quella donna è di un'intensità stupefacente. Sembrava guardare cose che non sono di questo mondo. Il sole per qualche momento ha acceso uno smeraldo d'acqua, il laghetto ti prendeva e ti portava in un mondo che avrei chiamato cartolina. Ho dedicato loro molti scatti, impossibile non farlo: le emozioni di quei due incontri sono ancora vive dopo giorni. Sono stato in uno degli angoli più belli della più bella valle delle Orobie. Bella anche in un giorno di poco sole. Lascio parlare le immagini perchè potrei essere imparziale. C'è un filo speciale che mi lega alla Valle di Scalve: porto il suo nome. ( Ovvero....Uno Scalvini alla scoperta della Valle di Scalve: mi sa che siamo solo alla prima puntata....)

MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
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MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE CAMPIONCINO - 13 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
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Monte Campioncino in veste invernale il 15 gennaio 2009 e il 6 gennaio 2010
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CORNO STELLA

Sabato 9 Ottobre 2010.

Foppolo - Corno Stella: una classicissima delle Orobie, percorsa tante volte. Avrei voluto proporre immagini coloratissime d'autunno, ma le nebbie sono spietate. Soffocano i panorami lasciando solo intravedere piccole aperture: la pelle dei boschi sta cambiando. La nebbia annulla le distanze, confonde i tempi: i consueti punti di riferimento arrivano addosso quasi all'improvviso. Il lago Moro è tetro, cupo: potrebbero comparire il mostro di Lochness o moby Dick, se ci sono li saluterò un'altra volta. Il primo ciao della giornata lo voglio riservare al sole, sono qui per lui: spero che le nebbie abbiano pietà delle vette. Salgo, prendo quota, salgo ancora e ancora: niente. La montagna sta per finire, accidenti: le nuvole mi hanno fregato! E invece in un minuto tutto finisce: un bagliore nel grigio, un'ombra che si disegna sui sassi.

CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY

Ciao Fratello sole! Ho già camminato altre volte sopra le nuvole, ma il cuore batte forte lo stesso: spettacoli così esaltano lo spirito e tranquillizzano l'anima. Meraviglioso!! Succede pure che sulla vetta, oltre alla consueta bella croce ricamata, mi accorgo di una piccola, semplicissima croce mai notata prima. Ma chiaramente è li da molto tempo: ho la conferma che qualcosa nella mia anima è cambiato, vedo altre cose. Sono 150 metri sopra il mare, su un isolotto chiamato Corno Stella: guardo beato scogliere lontane e altre isole più piccole sparire a tratti tra le onde. Marea che inghiotte e restituisce. Rimango solo: il silenzio è talmente intenso che posso sentire il rumore del mio corpo bagnato asciugare al sole. E' luce di Ottobre, calore che sa ancora d'estate. Avevo bisogno di questo sole: lo potevo trovare solo su una Stella.

CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
CORNO STELLA - 9 ottobre 2010 - FOTOGALLERY
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MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO

Mercoledì 29 Settembre 2010.

Piero disse: " Andiamo sul Mincucco?". Risposta: " Urka...Al volo..!!" Ecco così che dopo 6 giorni mi fiondo di nuovo su questa pacifica e bellissima escursione. Il Mincucco non conosce Piero, glielo vado a presentare. Ne ero rimasto entusiasta, non pensavo potesse superarsi: il Mincucco è in gran spolvero....Di piccola neve sulle vette intorno, di camosci a non finire sulla pelle erbosa dei propri fianchi. Piero e io ne vediamo a decine, bellissimi..!! E pensare che siamo partiti tardi, alle 11..!! Rispetto alla precedente escursione, cui rimando per le note tecniche, noto anche il comportamento inaspettato delle marmotte: ne incrociamo anche più di una settimana fa, ma non si degnano di cacciare nemmeno un fischio...Proprio neanche uno..! Mah...Forse sono rintronate dal preletargo. L'escursione scorre via tranquillissima, regalandoci panorami e vedute mozzafiato che sorprendono anche Piero: Valletto e Monte Cavallo diventano le montagne preferite del suo orizzonte. Saturi di bellezza e buonumore mettiamo la prima e torniamo alla macchina, ma lentamente. Siamo fortunati spettatori di un bellissimo attimo di autunno, non ci passa neanche lontanamente dalla testa di scalare marcia: indietro adagio. Siamo omini di sassi piatti su un prato, siamo ombre severe e ombre giocose di roccia gialla. Siamo piccoli esploratori e ci concediamo una visitina al Monte Foppa, assolutamente inedito per tutti e due: appena due passi oltre il sentiero, passi spesi bene. Risbuchiamo sui Piani dell'Avaro, il confine tra pomeriggio e sera è labile: lo ammiriamo sulle rive dei suoi laghetti. A volte possono mancare le parole....

MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
PICCOLA APPENDICE: Anche i cartelli sono senza parole: lungo tutto il tragitto non esiste una sola indicazione per raggiungere il Mincucco.
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
MONTE MINCUCCO 2 - IL RITORNO -29 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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MONTE MINCUCCO
Giovedì 23 Settembre 2010.
La Valbrembana può vantare il duemila più basso delle Orobie, il primo della lista. Gli ho fatto visita nel primo giorno d'autunno. Parto tardissimo dai Piani dell'Avaro e seguo fedelmente la gippabile che sale verso nord: mi accorgo che la vecchia sciovia azzurra è stata smantellata. Ma l'azzurro oggi lo forniscono in abbondanza cielo, laghetti e fontane. Scollino, scendo alle baite e proseguo il mio cammino sterrato fino alla Baita della Croce, invisibile dal basso. Qualcuno ha già fatto capolino: una mazza di tamburo ai miei piedi, le Orobie in lontananza. Il fungaiolo e l'escursionista che sono in me sono appagati. Ho già fatto spaventare una quantità impressionante di marmotte, sembra di essere in una stazione ferroviaria: fischiano senza ritegno manco fossero vecchie locomotive a vapore..! O sono brutto da far paura io....O sono superfifone loro! Abbandono la stradina e salgo il ripido prato verso destra, raggiungendo la sella del Monte Foppa. Ora il sentiero prosegue con un saliscendi tagliato nella roccia. Arrivo alla successiva ampia sella dove abbandono il sentiero che a sinistra sale ai laghetti di Ponteranica. Vado via pianeggiante e un po' a caso nei prati a destra, raggiungo i ruderi della Baita Foppa e.... Sbaglio strada: mi fido di un vecchio paletto che mi catapulta in un rognoso, ripido traversone tra i rododendri bagnati. Sembrava un sentiero, ma la capra che c'è in me capisce che anche per lei è troppo: mi salvo puntando a fatica verso il crinale, dove trovo il sentiero giusto. Per non sbagliare pure voi: alla baita salite verso la parete rocciosa che sembra chiudere il cammino: proprio ai suoi piedi passa il sentiero che a saliscendi taglia tutto il versante nord della montagna.
MONTE MINCUCCO 23 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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MONTE MINCUCCO 23 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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Scesa una lunghissima e stupenda sella corredata di bei camosci, non mi resta che salire a naso sulla facile dorsale che in un attimo mi deposita in vetta al Mincucco. Eccolo quì il primatista: 2001 metri, non lo batte nessuno. Ero venuto per curiosità: non mi aspettavo un panorama del genere....Alla faccia..!! Questo monte è una specie di lunga prua di nave che si protende isolato verso la Val Mora e le montagne che coronano Mezzoldo. Panoramicissimo anche su Valbrembana e conca del Valletto, come pure sulla baita sottostante che porta il suo nome: duemila metri più uno cresciuti proprio bene. Oltretutto le scenografiche nuvole più che nascondere esaltano la bellezza del luogo in cui mi trovo e i suoi colori, un po' giallo e un po' verde: davvero un primo giorno d'autunno magnifico!! Anche questa è una escursione facile facile, adatta a tutti....E bellissima! Il Mincucco non è certo famoso e blasonato, l'avevo sottovalutato, pensavo fosse poca cosa: mi ha stupito! Merita, eccome! Tanto che parafrasando un famoso film, volevo intitolare questo servizio: 2001 Odissea sul Mincucco. Ades....Non esageriamo....Ho solo smarrito il sentiero per cinque minuti!
MONTE MINCUCCO 23 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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ZUCCO BARBESINO
Domenica 19 Settembre 2010.
Oggi la brigata del Pieroweb è ridotta al minimo sindacale: io e Piero, comandante e vicecomandante. Doveva essere Zuccone dei Campelli, ma Piero si ritrova come unico compagno il sottoscritto, reduce da un infortunio al ginocchio patito 40 giorni fa. Non dovrei già fare escursioni, però è tutta stradetta fino ai Piani di Bobbio: diventano il mio obbiettivo, sarebbe già tanto per me arrivare fino lì! Non dovrei….Ma l’istinto suggerisce: " Partiamo, siamo sempre in tempo a tornare indietro..." Da Ceresola ci avviamo lentamente sulla mansueta stradina asfaltata che sale ai Piani, sfiorando il laghetto artificiale: prime foto ad effetto sul Tre Signori. La tranquillità regna sovrana, rotta solo dal nostro discreto chiacchiericcio. Sbuchiamo sui pascoli dei Piani scaldati dal pieno sole, erba verde rasata e concimata a dovere dalle mucche che hanno appena abbandonato l'alpeggio. Immortalo l'effimero laghetto nato in un loro ricordino. Abbandonata la stradetta, faccio da guida a Piero risalendo di sbieco i rilassanti pratoni che portano al Rifugio Lecco. La salita è quanto mai piacevole e dolce, i panorami verso la Valsassina ci hanno già entusiasmato: Piero parte con la prima delle sue famose contorsioni "Panoramiche". Ci colpisce la pace assoluta: pensiamo di essere i soli a calpestare questo immenso mare di erba quando appaiono tre "Portatori sani di Mountain Bike". Piero fa pubbliche relazioni con questi escursionisti a pedali cui va tutta la mia stima. Bravi!! Quassù hanno addirittura dei segnavia tutti per loro. Un ultimo piccolo sforzo ed eccoci al Lecco: ancora non mi sembra vero di essere arrivato quassù, che soddisfazione!! Il ginocchio è stato bravissimo, neanche il più piccolo dolorino. Felicissimo della cosa gli chiedo ingenuamente cosa vuole fare: Zucco Barbesino, risponde!! Mi si rizzano i capelli, pia illusione mi dico....Ma accetto la sfida: mi stuzzica l'idea di portare Piero fino in vetta, per lui nuova. Non andremo tanto lontano, penso. E invece…. ( Vi rimando a questo punto, se volete, ad una mia precedente escursione sul Barbesino, per ulteriori dettagli tecnici e considerazioni.) Risaliamo la pista Camosci fino alla casina di arrivo della seggiovia: proprio li di fianco comincia il sentiero che in breve ci porta sull'orlo di una grande dolina. Piero scatta a ripetizione e mi diverto a portarlo nei punti più panoramici. Proprio in fondo alla dolina spunta una pasciuta marmotta. Da qui in avanti il sentiero, mai troppo ripido, si trasforma in una serie di labili tracce da individuare e seguire con attenzione tra prati e rocce. Faccio strada: sullo spallone il sentiero sparisce come al solito nell'erba, ma mi accorgo che è stato ribollato di recente con più evidenti segnavia rosso-bianchi. Ottimo!
ZUCCO BARBESINO domenica 19 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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ZUCCO BARBESINO domenica 19 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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I panorami si allargano sempre di più e siamo talmente presi dalle foto che la nostra velocità di salita rasenta quella delle lumache. Ciuffi rossi nell’erba parlano di autunno. Piero pensa di essere vicino alla vetta, ma io so che in realtà bisogna superare un paio di lunghi dossi passando tra i pinnacoli rocciosi di una caratteristica valletta. E allora su ancora un pezzettino e poi un altro ancora. Arriviamo sulla cresta sommitale: un paio di passaggi appena appena impegnativi, ma ampiamente fattibili. Riconosco il luogo, pochi metri di prato e siamo sulla cima. Sorpresa: qualcuno ha alzato un omino di sassi! E' minuscolo, ma almeno ora c'è qualcosa che la identifica! La mia felicità è alle stelle: non avrei mai pensato di poter salire quassù oggi....Sono troppo, troppo contento!! Piero mi sentirà ripetere questa frase per tutta la discesa! E anche lui non è affatto deluso dal Barbesino, anzi: sta rimandando la pausa mensa ad oltranza con la scusa di immortalare i bei panorami prima che arrivino le nebbie. Si offre addirittura di fare la Croce di vetta a favore della mia fotocamera! Ancora una volta ci rammarichiamo che gli altri amici abbiano rinunciato. Che peccato! Sarebbe bello averli qui adesso, anche quelli a quattro zampe: questa è una montagna per tutti, basta solo un minimo di attenzione. Siamo, secondo me, sul balcone migliore per ammirare gli imponenti bastioni del più blasonato Zuccone dei Campelli che si staglia davanti a noi. Si avvicinano le nuvole. La giornata prosegue con la lentissima discesa verso il Lecco e col nostro successivo attraversare i Piani, pascolando tra gli splendidi, caldi colori preautunnali del pomeriggio inoltrato. Giornata che si chiude a Ceresola, dove torna in mente quanto suggerito dall’istinto la mattina: partiamo…. Per fortuna siamo partiti, poteva essere una giornata vuota e invece l'abbiamo riempita con una bella escursione: facile ma non banale, di tutto rispetto e appagante! Piero è soddisfatto e io il doppio! Il Barbesino è una bella montagna ingiustamente trascurata, molto più abbordabile di quanto lascerebbero intendere i suoi dirupati fianchi.
ZUCCO BARBESINO domenica 19 settembre 2010 - FOTOGALLERY
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SANTUARIO MADONNA DELLA FOPPA
Domenica 29 Agosto 2010.
Invisibile dal paese, Gerosa nasconde oltre alcune pieghe di una montagna il suo angolo più importante. Abbandonato l'asfalto di un minuscolo parcheggio, mi ritrovo a scendere la bellissima mulattiera lastricata che dopo pochi sassi mi deposita nella suggestiva località "Mulini". Poche case: si va dal rudere fatiscente al ristrutturato a nuovo, dalla pietra a vista alla calce abbagliante. Due ponticelli, un ruscello nell'erba e un torrentello con belle pozze. Che valletta affascinante!! E ho fatto solo cento metri! Passo oltre un po' a malincuore. La mulattiera è tenuta benissimo. Si alza leggermente per toccare una fontana e prosegue pianeggiante davanti ad una tribulina nel bosco. Subito dopo il bivio per Blello si sbuca sui bucolici prati del Ruch, successivo leggero saliscendi e dietro un dosso con vecchia cascina ecco spuntare in basso una chiesetta. Scendo una lunga scalinata da pochi anni rimessa a nuovo e sono al cospetto del Santuario Madonna della Foppa: il cuore vero di Gerosa, adagiato in una culla di prati e boschi.
SANTUARIO MADONNA DELLA FOPPA - FOTOGALLERY
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La chiesa è di forme semplicissime, l'interno purtroppo è stato saccheggiato due volte nel giro di un mese qualche tempo fa. Me lo dicono due signore che stanno facendo le pulizie: sta per cominciare la messa. Mi colpiscono comunque il soffitto e il gruppo ligneo dell'Apparizione. Pur depredate, le opere d'arte si concentrano in maniera sfarzosa nella zona dell'altare, il resto della chiesa è più modesto: appariscente contrasto che caratterizza questo piccolo santuario. Aspetto che la funzione termini: la chiesa viene chiusa e quando tutti se ne sono andati rimango ancora un po' ad ascoltare il silenzio del sagrato, ammirando il suo panorama. Bevo alla fonte che la Madonna fece scaturire miracolosamente il 1° luglio del 1558, per soccorrere due pastorelle. C'è un'atmosfera particolare che avvolge questo luogo isolato: ci si può arrivare solo a piedi, ora che non c'è più nessuno la avverto distintamente. Bastano 15 minuti di sassi e terra battuta di una splendida e facile mulattiera per arrivare fin qui: una passeggiata alla portata di tutti, bellissima per gli ambienti che attraversa, bellissima nella sua semplicità. ( Il Santuario della Foppa viene aperto dalla primavera all'autunno, solo la domenica per la S. Messa delle ore 16.)
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CAVALCATA SULLE CIME DELLA VAL CARISOLE
Sabato 7 Agosto 2010.
Carona, capitale brembana delle escursioni, per la stragrande maggioranza significa parcheggio dei Laghi Gemelli o del Calvi. Supero proprio il tornantone di quest'ultimo e proseguo sulla stradina, fino ad incontrare la partenza della ripidissima sterrata che a destra sale verso la Val Carisole. Comincio qui una lunghissima escursione. Percorro questa monotona stradetta al servizio della vetusta seggiovia che dal paese sale all'attico sciistico di Carona. Se in funzione consente di risparmiare i primi 500 metri di dislivello. Raggiungo la stazione di arrivo, dove ho già un primo colpo d'occhio su quasi tutto l'itinerario che mi sono messo in testa: percorrere tutto il crinale delle cime che coronano la Val Carisole....Chissà se ce la farò! Nonostante qualche magagna, la rimaneggiata Val Carisole resta comunque una valle bucolica, capace però di offrire itinerari e angoli sorprendenti, totalmente fuori dall'escursionismo di massa. Comincia l'avventura: a destra mi aspetta il Monte Chierico, 800 metri secchi di dislivello tutti esposti al sole! Risalgo la dorsale sfruttando per intero l'abbandonata pista Panoramica, nome quantomai azzeccato! Sorvolato il rifugio Mirtillo, la ripida pista si spiana diventando stradina: la abbandono per risalire a destra il sentiero 208. Raggiunge un colletto e va via sul crinale per un po', poi lo mollo quando si allontana verso destra. Resto fedele al crinale davanti a me: per un bel pezzo i miei scarponi non calpesteranno più nessun sentiero. La dorsale che sale al Chierico è molto, molto ripida e si deve viaggiare a vista, non essendoci che evanescenti e sparute tracce di passaggio. L'erba è alta e scivolosa, è una salita da non sottovalutare. Ampiamente ripagata dal panorama di vetta: anche se coperto da vette vicine più alte, non mi delude affatto! E' la prima volta che salgo sul Chierico, ne è valsa la pena. Percorro brevemente la cresta in direzione del Corno Stella, che vorrei fosse la prossima meta....Ma mi accorgo subito che la traversata appare più difficile del previsto, non mi sento di affrontarla. Decido all'istante per una deviazione: prendo a sinistra l'ampio spallone erboso che scende verso Nord-Ovest: ho visto un bel lago. Scendo al Lago del Corno Stella, anche lui mai raggiunto prima. Devo far ricorso a tutta la mia esperienza: non esiste la benché minima traccia e il pendio è quantomai ripido! Ho tenuto il più possibile la sinistra, affrontando prati e roccette, cercando di scovare i passaggi meno impegnativi. Poi la pendenza diminuisce, ma la zona è totalmente selvaggia e bisogna prestare attenzione fin sulle rive del lago: gioiello assoluto dell'intera escursione!! L'avevo visto tante volte salendo al Corno Stella, adesso sono sulle sue rive: il laghetto piccolo è ancora totalmente invaso dalla neve delle valanghe....E siamo sul versante sud! Scopro pure che è anche curiosamente un metro più in alto del laghetto grande. Due perle di questa conca selvatica e totalmente isolata, pur essendo poco distante dall'arrivo degli impianti risalita. Qui non arriva nessun sentiero, neanche dal fondovalle, un vero peccato! Mi chiedo quanti altri escursionisti siano mai arrivati fin quassù.
CAVALCATA SULLE CIME DELLA VAL CARISOLE - FOTOGALLERY
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Ora devo affrontare la parte più difficile: riuscire a trovare un passaggio che mi consenta di raggiungere lo spallone sovrastante, dove passa il sentiero per la vetta del Corno Stella. Studio bene la cartina e mi avvio su un ripidissimo pendio dove sono costretto ad aggrapparmi con le mani all'erba alta: entro in un canalino che poi attraverso verso sinistra. E l'unico punto che riesco ad individuare tra i pendii rocciosi, sembra fattibile....E infatti lo è, ma è un passaggio molto delicato da affrontare solo con terreno asciutto e se si è davvero esperti. Sulla carta sembrava decisamente più facile!! Sbuco su sentiero del Corno, ma tiro dritto: attraverso il versante ovest della montagna in lieve discesa tra praticelli e pietraie, sempre andando a vista. Raggiungo così il crinale che sovrasta il Lago Moro e percorro il panoramico sentierino che, traghettandomi facilmente al Passo di Valcervia, sale poi verso i Laghetti di Foppolo. Lo uso poco: lui scende al successivo passo e io invece salgo sull'ampio cupolone che poi si trasforma in una bella e facile cresta, che lentamente scende a formare il Montebello. Prima volta anche quassù. Oltrepassata la Croce del Montebello mi aspetta la parte meno entusiasmante della camminata: su stradina scendo al Passo della Croce e salgo alla vetta del Valgussera. Luoghi letteralmente presi e ribaltati a fini sciistici: io sono uno sciatore, ma questi interventi così pesanti non li approvo. Sul groppone del Valgussera sfioro una cappelletta. Sulla cima tocco un'asta portabandiera. Ora mi incammino sul versante migliore della montagna, quello sud, che scende al passo dove passa il sentiero 206 che proviene da Foppolo. Sentiero che si inerpica sui ripidi pascoli di una aguzza piramide chiamata Pizzo del Vescovo: si staglia bellissimo davanti a me ed è la terza montagna nuova della mia giornata! Ultima tirata per godere di una favolosa visione di Carona e la sua valle....E di Foppolo con i suoi meno favolosi condomini....Ma oggi sembra bella anche Foppolo! Tornato al passo scendo lungo l'ampio vallone a destra: è tutto un'immenso pascolo con un paio di baitelle purtroppo decrepite. Le raggiungo a vista e oltrepassata la seconda prendo qualcosa che sembra un sentierino: si sposta verso sinistra, passa sopra una sorgente e si dirige verso la Val Carisole. Ma abbandono anche lui preferendo scendere per prati direttamente ad una bella baita ristrutturata, posta sulla pista di fondo. Pochi metri e sono agli skilift, pochi metri e sono di nuovo all'arrivo della seggiovia: ho chiuso il cerchio. E' stata una gran bella sgroppata, manca solo la discesa a Carona. Stanco sì....Ma che soddisfazione!! Escursione lunghissima, con parecchi tratti da inventarsi fuori da sentieri e rigorosamente riservata ad escursionisti molto esperti. Assolutamente vietata in caso di nebbia, terreno bagnato o peggio gelato! Mi restano negli occhi i bei panorami del Chierico e del Vescovo....E nel cuore il Lago del Corno Stella: lago dimenticato e solitario, difficile da raggiungere. Per mille che salgono al Corno, forse uno arriva al lago: oggi sono l'uno che ha azzerato il contagiri.
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MONTE ALBEN
Domenica 1 Agosto 2010.
Forse non tutti sanno che anche le Orobie possono vantare il loro Monte Bianco: da noi si pronuncia Monte Alben. Siamo un bel gruppetto stamattina, parcheggiamo poco oltre il Passo della Crocetta ( zona Passo di Zambla ) e siamo subito inghiottiti dal bosco, che risaliamo a lungo. Sbuchiamo nel sole di un ampio vallone che ci traghetta al Colle dei Brassamonti: il muro di nebbie seriane sta già intaccando le creste dell'Alben. Creste che si dispiegano imponenti a sinistra quando raggiungiamo il successivo Passo la Forca: scopro, se non ho capito male, di essere l'unico del gruppo ad averle già percorse in una precedente escursione. Prima di proseguire buttiamo un occhio alla curiosa "Baita dol Gioan", piccolo ricovero ricavato sotto dei macigni attigui al passo. Spartano, ma fornitissimo di generi di prima necessità! Poi ci avventuriamo sui saliscendi delle lunghissime creste che adducono alla vetta. Tratto molto suggestivo che obbliga qua e là al superamento di passaggini su roccette, mai però veramente complicati. Per qualcuno di noi, meno avvezzo a questo tipo di terreno, si tratta di una sfida, un mettersi alla prova.....Brillantemente superata! Un ultimo strappetto bello ripido e siamo sulla vetta. Purtroppo le nebbie precludono completamente il panorama verso la Val Seriana, che so essere molto bello. Si intravede un po' di Val Brembana, ma anche li ci dobbiamo accontentare. Quello che va oltre le aspettative sono le splendide fioriture che ci gustiamo per bene durante la discesa: Fulvio si imbatte nel magnifico Raponzolo di roccia. E' la prima volta che lo vedo: bellissimo!!! Le emozioni che ci regalano tutto questo ben di Dio di fiori che abbiamo incontrato, meritano scatti a ripetizione: guardate le "Tecniche fotografiche" messe in atto al Bivacco Nembrini. Piero e Simo: quando c'è di mezzo una bella foto ogni tecnica è autorizzata! E giù a ridere!! Quello che abbiamo perso in panorami, lo recuperiamo alla grande con i fiori...E con il nostro buonumore! La salita al Monte Alben è una bella escursione, abbastanza lunga e con tratti in cresta e su roccette: niente di difficile, ma da prendere comunque con le dovute attenzioni. Oggi l'ho vista fiorita d'agosto, sarà bellissima anche vestita d'autunno.
MONTE ALBEN - FOTOGALLERY
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MEZZENO - MONTE PRADELLA
Sabato 24 Luglio 2010. Spettacolare traversatona molto più lunga di quello che potrebbe sembrare sulla carta, ma da fare almeno una volta nella vita. Piero la propone e il sottoscritto, Claudio e Elena rispondono all'appello. Partiamo belli pimpanti, accompagnati da un vento freschino...Molto vento...Moltissimo vento: al passo di Mezzeno sembriamo panni stesi, sbattiamo da tutte le parti!! Ci tuffiamo precipitosamente verso i Laghi Gemelli che ci ripagano con stupendi e irreali colori, forse opera del ventaccio che man mano scendiamo cala di intensità. Compare all'orizzonte una freccia nuvolosa che sembra proprio indicarci la strada da seguire....E noi la seguiamo! Superato il rifugio, saliamo tranquilli su per la valle di Gorno: i lavori in corso alla diga trasformano il Lago Colombo in una miniatura. Arriviamo al passo di Aviasco e prendiamo una traccia a destra segnalata da omini e bolli bianchi: saliamo ampi e lunghi dossi che lentamente ci innalzano al Laghetto del Monte Aviasco. Siamo su una specie di altopiano sassoso, impreziosito da questo bellissimo laghetto che in realtà non ha nome e nemmeno è segnato sulle cartine topografiche. Un vero e proprio delitto: il posto è meraviglioso e il panorama non è certo da meno! Già da solo questo piccolo angolo lacustre varrebbe la camminata, fin qui accessibile a tutti. Ma adesso si volta totalmente pagina: arrivati al vicino bivio per il Pizzo Farno, prendiamo a sinistra per attraversare un macereto che offre già alcune difficoltà. Attenzione a seguire bene bolli e omini. Il peggio però lo troviamo nel risalire il canalino successivo. Non è lunghissimo, ma bisogna prestare la massima attenzione: non è per niente facile, ci ingarbugliamo un po'. L'avevo già risalito due anni fa: non era così, ora è molto più franoso. Forse colpa degli ultimi inverni particolarmente nevosi. Con molta cautela riusciamo a scollinare. E appare la visione mozzafiato della conca del Lago Gelato: ghiaccio che lotta col sole, ma ormai è battaglia persa. Si svela il panorama della val Seriana su cui domina il vicino Arera. Pausa mensa seduta stante!
MEZZENO - MONTE PRADELLA - FOTOGALLERY
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Siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma decidiamo di tentare la vetta del Pradella. E' vicina, ma raggiungerla non è una passeggiata! Risaliamo il costolone alla nostra sinistra, sempre seguendo bolli e omini che per fortuna non mancano. In alcuni punti ci si avvicina alla cresta e possiamo ammirare l'insolito colore rosato di queste pareti rocciose. Poi cominciamo la traversata a destra per raggiungere la traccia che sale dal Lago Gelato. L'ambiente è severo, non è un tratto da sottovalutare: piccoli passaggi su roccette e pendii ripidi richiedono concentrazione. Che viene elevata ancor di più per l'ultimissimo tratto di cresta, quando ormai appare vicinissima la croce di vetta. Parte praticamente pianeggiante e lineare, non particolarmente impegnativa, ma poi sono necessari piede fermo e abitudine ai percorsi un po' esposti. La crestina si assottiglia e presenta passaggi obbligati su roccette: per chi soffre il vuoto superare questo breve tratto è una sfida, tenendo conto che non esistono catene o funi lungo tutto il tragitto. Ma che si tocchi la vetta o ci si fermi all'anticima è una grande soddisfazione comunque: il panorama del Pradella è di quelli che non si scordano! Oggi poi la giornata è da urlo!! Ma è solo silenzio e stupore. Non possiamo però fermarci troppo, sono già le tre del pomeriggio e la macchina è bella lontana! La discesa, non priva di imprevisti, si colora dei toni caldi del pomeriggio inoltrato. Ci aiutano e sostengono nel raggiungere Mezzeno: ci arriviamo che ormai è sera. Siamo stanchissimi, è stata una mazzata: mettendo insieme tutte le salite sono circa 1400 metri di dislivello coperti! I chilometri percorsi....Boh! Ma siamo anche felicissimi: i fantastici colori e gli ambienti di questa splendida escursione non capitano tutti i giorni! Parola di quattro ragazzi leggermente scoppiati!
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GEROSA - TRE FAGGI - I CANTI
Domenica 18 Luglio 2010. L'industrializzata Val Brembilla non è certo famosa a livello escursionistico, ma la scelgo per evitare le sfiancanti code domenicali della parallela Valbrembana. Arrivo a Gerosa e mentre parcheggio mi scappa l'occhio sulla via centrale del paese: Urka...Che bella! Afferro la fotocamera e mi ritrovo a gironzolare per mezz'ora a caccia di angolini suggestivi. Che sorpresa..!! Non sapevo che il centro storico del paese fosse cosi affascinante: una via a fondo chiuso su cui si affacciano cortili e da cui si staccano numerosi, stretti viottoli. Un piccolo labirinto magico in cui perdersi senza fretta. Ma tu guarda che gioiello se ne sta appollaiato sopra le fabbriche del fondovalle! Se passate di lì fermatevi assolutamente a visitare Gerosa! Proprio dietro la chiesa mi avvio sulla ripidissima Via S. Maria, stradina cementata chiusa al traffico dei non autorizzati. Si snoda nel bosco e quasi subito mi catapulta davanti ad un altro gioiello: la chiesa sconsacrata di S. Maria, ora adibita a centro civico e culturale. E' aperta: non posso certo rifiutarmi di dare una curiosata! Che suggestione: vengo immediatamente avvolto da un'atmosfera sospesa sopra pietre antiche e muri scrostati, altari massicci e tracce di affreschi. E' come aprire una porta del tempo, maestoso e immortale. Lascio questo poggio panoramico sul paese e riprendo la stradina, sempre immersa nel bosco. Altri tornanti ed ecco un primo bivio: vado a destra. Ora la stradina, dopo un lungo tratto pianeggiante, sale a sfiorare vecchie cascine e splendide ristrutturazioni adagiate in ampi pascoli. Ma alberi e ombra non mancano. Superato un grande cascinale si vira a sinistra, direzione che mantengo al bivio che qui incontro. La sterrata si spiana decisamente e propone poco dopo un nuovo bivio. Ignoro la deviazione che scende a sinistra e seguo il tracciato principale che si rituffa pienamente nel bosco: ecco un lungo e dolce traversone che precede il micidiale strappo finale della stradina. Oltrepassata una sbarra la sterrata si dissolve lentamente in un pratone: salgo prestando molta attenzione per individuare il muretto che, a sinistra, ospita il segnavia che indica l'inizio del sentiero per i Tre Faggi.
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Eccomi di nuovo nel bosco fitto, che mi regala l'incontro con bel camoscio per nulla spaventato. Arrivo su un pascolo corredato di baita e di una scenografica pozza con tanto di mucche in ammollo. Che panorama ragazzi! Ritorno sul sentiero: in realtà sterza a sinistra proprio all'inizio dei prati, senza toccarli....Ma non potevo certo perdermi un giretto su questo poggio fiabesco! Il bosco si dirada alquanto ed arrivo tranquillo ad un capanno di caccia. Aggiratolo si scollina nella Valle Imagna e il panorama si arricchisce dell'inconfondibile Resegone. Tirando dritto si scende a Locatello. Io invece prendo il sentiero 571 che sale a destra ed in pochi minuti raggiungo i famosissimi Tre Faggi, con relativo piccolo tempietto a cielo aperto. Gli immensi pratoni sottostanti appena sfalciati si affacciano sull'intera valle e accolgono altra gente diretta quassù. Saluto queste tre antiche sentinelle e dopo una breve salita nel bosco, mi ritrovo sul bellissimo tratto finale dell'escursione. Prima un lungo e rilassante traversone nel bosco, totalmente pianeggiante. Poi radure e pinnacoli rocciosi, preludio di una fioritissima e caratteristica valletta detritica: separa le due creste che formano i Canti. Decido di prendere la dorsale di sinistra, più bucolica, per la salita. Tenendomi quella di destra, più aspra, per la discesa. Finalmente raggiungo il panorama che la cima dei Canti, finora nascosta, offre generoso alla Madonnina di vetta. Straordinario!! La giornata è favolosa: ancora una volta ho la riprova che lo Orobie custodiscono montagne piccole dal panorama meraviglioso..!! I Canti sono alti solo 1563 metri, ma il loro panorama non ha prezzo! Ho scoperto Gerosa e un'escursione bellissima, due ore per 800 metri di dislivello, che mi hanno totalmente appagato. Il tutto a trenta minuti da casa, esente da code del rientro. Anche questo non ha prezzo!
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SAN DEFENDENTE - CA' MUSSO
Roncola San Bernardo, famosa per il suo magnifico panorama. Ma un po' più giù dei condomini e delle seconde case che di montagna sanno ben poco, l'antichissima chiesa di San Defendente sorveglia una minuscola frazione: Ca' Musso. Circondata dal bosco non offre panorama. Ma regala attimi di un tempo diverso, tra case massicce, un portico e un cortile di erba. Un paio di viuzze che non conoscono asfalto, tre viottoli erbosi e selciati: pochi passi e l'hai già girata tutta. Roncola custodisce anche questo piccolissimo tesoro, al di fuori delle brame dei turisti di passaggio. San Defendente - Ca' Musso: puntino geografico dove non passa la folla.
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PONTE DELL'ACQUA - MONTE FIORARO ( Sotto il segno di San Marco )
Venerdì 9 Luglio 2010. Ho dato una svolta storica alla mia vita. Decido di festeggiare l'avvenimento viaggiando nel passato di una valle che, incredibile ma vero, i miei scarponi non hanno mai calpestato: la valle di Mezzoldo. E' la mia primissima escursione in zona, in assoluto! Parcheggio poco altre il Ponte dell'Acqua, la storia ha un nome: Via Priula. Mi aspettavo una mulattiera selciata e invece mi ritrovo su un tracciato molto largo e dalla pendenza costante: praticamente una sterrata. Quasi quasi potrei percorrerla con la Pandina. Senza il quasi! Salgo nell'ombra della pineta sfiorando sculture di legno, poi la foresta si dissolve negli ampi pascoli che precedono la Casera di Ancogno. I panorami si aprono tra i numerosi tralicci dell'alta tensione: ho il mio bel da fare per tenerli fuori dalle inquadrature! Percorro pochi metri di asfalto, i sassi antichi mi aspettano a sinistra. Si viaggia tra vecchio e nuovo. Ed ecco il bivio: lascio ad un ciclista solitario la strada del passo. Io prendo l'asfalto che in tre minuti mi porta al cospetto della Cantoniera di San Marco. E' molto presto, non ci sono macchine: l'aria profuma di storia, è passata da quassù. Io passo oltre e mi riavvio sulla Priula. Arrivo al valico e i panorami delle Orobie si incontrano con quelli delle Retiche.
PONTE DELL'ACQUA - MONTE FIORARO ( Sotto il segno di San Marco ) - FOTOGALLERY
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Ora abbandono la Priula: prendo la cresta panoramicissima che mi deposita sul Pizzo di Segade. Tratto molto divertente! Proseguo sempre rigorosamente sul filo di cresta e dopo una breve discesa mi ritrovo sul sentiero 101, che seguo fino ad un cartello. Proprio da lì parte la traccia, non segnalata, che si arrampica verso il Fioraro. Devo fare attenzione, è un tratto da non sottovalutare: sono alcuni piccoli passaggi di roccette e pendenza molto sostenuta. Prudenza! Supero i quattro totem ed ecco la piccolissima croce di vetta: è stata una bella sgroppata salire fin quassù, partendo da così in basso. Oltretutto sole e afa picchiano da far paura. Ma ad attendermi ci sono 360 gradi di panorami mozzafiato!! Monte Azzarini, detto anche Monte Fioraro: vale davvero la pena salire sul tuo ripido groppone! Che spettacolo!! La cima in realtà è una cresta ondulata e sottile, lunga alcune decine di metri. La percorro tra nuvolette di formiche con le ali che mi fanno disperare: si attaccano dappertutto! Vorrei scrutare a lungo ogni angolo dell'orizzonte, ma è impossibile resistere: scappo via! Torno al passo e alla Priula. Torno a valle con la soddisfazione di aver fatto una gran bella escursione: ho camminato nella storia e anche un po' più su. Ho camminato sotto il segno di San Marco.
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SANTUARIO MADONNA DELLA CORNABUSA, 1 luglio 2010

Eccomi a visitare il più particolare Santuario della bergamasca. Anche se totalmente rimaneggiato nel corso dei secoli, entrare in questo ventre della montagna che è la Cornabusa, suscita sempre una profonda emozione. Pareti di roccia bagnata, muschio e felci. Soffitto che lascia cadere gocce della stessa acqua purissima che sgorga sul fondo della grotta. Stillicidio incessante. Luce naturale che entra violenta a illuminare i primi metri di questa cattedrale di roccia scura. E angoli bui, fatti di candele che raccontano la nostra fede. Fatti di statue moderne e di antichi ex voto. E ancora luce bellissima di un'edicola dorata, dove spicca immensa la piccola statua sgraziata della Madonnina che ha dato origine a tutto. Storia cominciata da una pastorella sordomuta, che percorreva i sentieri della zona con le sue pecore. Sentieri che hanno accolto anche Papa Giovanni XXIII.

SANTUARIO MADONNA DELLA CORNABUSA, 1 luglio 2010 - FOTOGALLERY
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E ad accogliere i pellegrini di oggi ecco un nuovissimo centro di accoglienza, con museo, sala riunioni e la semplicissima stanza dove dormiva il Papa. Letto identico a quello in cui dormivo da bambino. Dal grande terrazzo si può ammirare una vasto panorama sulla Valle Imagna e proprio sotto la grotta parte una mulattiera che attraversando una suggestiva forra consente di mettersi in cammino. Ma gira e rigira i passi riconducono inevitabilmente davanti a questa grande nicchia della montagna, che una statuetta miracolosa ha trasformato in un Santuario. Il Santuario Madonna della Cornabusa è diverso da tutti gli altri: anche se palesemente rimaneggiata questa resta comunque una grotta. Luogo dove la natura ha incontrato la fede.

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MONTE PIETRA QUADRA, domenica 27 giugno 2010

Domenica 27 Giugno 2010. Mi serve una vetta veloce da salire, devo tassativamente essere a casa alle 10. Parto prestissimo. Torno alla montagna: il cammino ricomincia qui, alla conca di Mezzeno. Alle 5.45 riannodo il filo, spezzato 45 giorni fa. Avevo già dedicato parole e immagini al laghetto del Pietra Quadra, servizio a cui vi rimando per sapere come raggiungerlo. E proprio dal bellissimo laghetto prendo il sentierino che verso destra si avventura nel selvaggio vallone che porta alla cima. Sale lungamente di traverso fino ad arrivare alla base del ripidissimo pendio finale. I tornantini sono decisi e secchi. Il terreno scivoloso. Quando ormai sembra di toccare il ripetitore di vetta ecco che la traccia sterza all'improvviso a destra e meno pendente raggiunge un vicino colletto. Poco sopra si incontra un altare con la candida statuetta di una piccola Madonna. Sono salito anche per lei, ho una preghiera da rivolgerle: " Sancta Maria, ora pro nobis....Nunc et in hora mortis nostrae. Amen." E' un pensiero, una lacrima bagnata dal sorriso. Poi mi accosto silenzioso al suo sguardo profondo, che spazia sulle poche montagne che le nuvole del mattino lasciano intravedere. Appena sopra raggiungo la vetta più orientale del Pietra Quadra, di solito molto generoso di bei panorami. Ma oggi il tempo scappa via veloce dalle mani, non posso aspettare che le nubi si dissolvano: devo già scendere. Tornato al parcheggio di Mezzeno mi imbatto nella folla delle 8.30 che comincia la propria giornata di cammino. Il mio lo dedico ad un'anima speciale, mia madre: una crisalide di dolore che la mattina del 19 Giugno si è trasformata in una sfolgorante stella. Ora brilla purissima in Paradiso accanto a quella di mio papà. ( Scusate la malinconia del testo....Ma il volto era bagnato. Non era pioggia, non era sudore, non era rugiada....)

MONTE PIETRA QUADRA, domenica 27 giugno 2010 - FOTOGALLERY
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AVOLASIO - PIANI DI ARTAVAGGIO Domenica 9 Maggio 2010

Domenica 9 Maggio 2010. Avolasio, ultimo scampolo di Valtaleggio. Nonostante il tempo imbronciato che castiga le foto rendendole troppo contrastate ed un contrattempo che azzoppa il resoconto fotografico... Vi propongo lo stesso questa "Escursione di strada", ovvero una delle più belle camminate su sterrata che io conosca. Nome ufficiale sentiero CAI 151. Dai parcheggini a destra del paesello mi avvio su questa stradina, dove per fortuna i divieti di transito vengono rispettati. Salgono solo gli autorizzati. La pendenza è subito severa e due tornantini nel bosco sparano verso sinistra, sopra la frazioncina, con un lungo traversone. Si prende quota. Mi concedo la mulattiera-scorciatoia e, uscito dal bosco, sbuco dirimpetto le case purtroppo fatiscenti di Prato Giugno. Peccato davvero, il posto è molto bello. Al di là della qualità delle foto, vi assicuro che da qui in avanti è una festa per gli occhi! Riacchiappo la sterrata e risalgo sinuosamente questi panoramici pratoni, dove sono incastonate belle baite ristrutturate. Poi la stradina rientra nel bosco, si spiana e ne riesce poco dopo buttandoti addosso all'improvviso e senza anestesia una splendida gobba della montagna chiamata "La Sella". Il panorama sulla Valtaleggio è insolito e grandioso, ma con questo tempo le foto non gli rendono giustizia. Che peccato! Sto per passare oltre quando un graditissimo squarcio di sole mi obbliga a rifotografare tutto il meglio di questo località, in cui spicca il magnifico roccolo vestito a primavera. Ma proprio sul più bello la fotocamera va in riserva. Si consuma il fattaccio vergognoso: scopro che le pile di ricambio sono totalmente scariche! Mi sono dimenticato di ricaricarle!! E c'è così tanto da fotografare!! Mea culpa, mea grandissima culpa!

AVOLASIO - PIANI DI ARTAVAGGIO Domenica 9 Maggio 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - PIANI DI ARTAVAGGIO Domenica 9 Maggio 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - PIANI DI ARTAVAGGIO Domenica 9 Maggio 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - PIANI DI ARTAVAGGIO Domenica 9 Maggio 2010 - FOTOGALLERY
AVOLASIO - PIANI DI ARTAVAGGIO Domenica 9 Maggio 2010 - FOTOGALLERY
Non dimenticherò mai lo sguardo stupito e inferocito della mia macchinetta: mi ucciderebbe all'istante!! Arriviamo ad un compromesso e decide di risparmiare energie per fare ancora due scatti sul tragitto che mi porta ai Piani di Artavaggio. Tragitto che la stradina riempie di traversoni e scollinamenti, baite e pascoli, sorgenti e stagni. Avrebbe tanto voluto, ma purtroppo non ce l'ha fatta a immortalare i 4 fantastici ragazzi incrociati ai Piani, saliti fin lassù in groppa alle loro "Due Pedali Turbodiesel", in italiano Mountain-Bike. Bravi!! Considerazione personale: pur essendo raggiunti praticamente da tre sterrate diverse e da numerosi sentieri e mulattiere, ai Piani di Artavaggio mi è capitato rarissime volte di incrociare una moto. Sottolineo "una". Mentre è facile ammirare parecchie MTB. Da queste parti si usa così, per fortuna! E il pensiero corre alla disastrosa mania riscontrata due settimane fa sul Colombina. Spero con tutto il cuore non arrivi mai sulla pelle di questa bellissima escursione. P.S. Dimenticavo: se la macchina fotografica non mi ha fatto fuori, è perchè le ho solennemente promesso che torneremo quassù e che sosterrò l'esame di riparazione a ottobre o giù di li.
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GIRO DEL MONTE BASTIA sabato 1 maggio 2010

Sabato 1 Maggio 2010. All'attenzione di chi si diverte a fare corsettine a piedi. Da tempo volevo andare a vedere questo perfetto giretto ad anello che trotterella attorno al Monte Bastia su cui cresce Bruntino Alto, frazione di Villa d'Almè. Cinque minuti di macchina, praticamente gioco in casa. Parcheggio nel prato sottostante la chiesa di San Mauro e mi avvio sulla strada asfaltata, ammirando i bellissimi fiori rossi dell'ippocastano. In un amen arrivo alla santella del passo, dove parte la stradina che scende nella valle del Giongo. Ma oggi, prima volta in vita mia, giro a sinistra sul sentiero 104. Mi trovo catapultato su una sterrata che mischia le caratteristiche tipiche della stradina di campagna con l'ambiente e i panorami "montagnini" della valle del Giongo. Questa valle mi stupisce ancora una volta! Resto sorpreso dalla bellezza di questo primo tratto dell'itinerario: si attraversano orti e frutteti sfiorando caselli e cascine, mentre la visuale si allarga fino a coprire tutta la valle, Canto Alto compreso. La stradina segue l'andamento dolce e altalenante di questo versante che gradualmente vira a nord: ad un bivio con Crocifisso entra definitivamente in un bel bosco. Ora i fianchi della collina si fanno più ripidi. Si transita così belli alti sopra Botta di Sedrina e impercettibilmente si curva sul versante ovest, alto pure lui sul fondovalle della Valbrembana. Si apre qualche scorcio grazie alla vegetazione ancora acerba. Si viaggia nel tipico bosco dei versanti freddi, ma ho calpestato diversi ricci di castagne, amanti di climi comunque tiepidi.

GIRO DEL MONTE BASTIA - FOTOGALLERY
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Poi si arriva ad un colletto con enorme palo dell'alta tensione e il bosco cambia totalmente. Sono sbucato sul versante sud e la vegetazione diventa più lussureggiante e caotica. E' evidente che qui in estate il caldo non scherza. Superata in discesa una zona dedicata al culto di una Madonnina, arrivo ad un bivio e prendo la stradetta che sale a sinistra con uno strappetto deciso, anche se piuttosto breve. Costeggio un acquedotto. Arrivato al termine della salita ecco una piccola vigna: il 104 ne lambisce la base, proseguendo a destra e trasformandosi in sentiero. Bello e insolito questo tratto: in alcuni punti da l'impressione di essere a quote ben più elevate, poi si intrufola in piccoli vigneti curati con passione. Ma ormai sono spuntate le prime case: si supera un ultimo boschetto di vite ed in pochissimi minuti, transitando sotto un bell'agglomerato di case rustiche, si sbuca sulla strada di San Mauro. 50 metri e sono alla macchina. Gran bel giretto, davvero! Camminata molto rilassante e adatta a tutti, bambini piccoli compresi. Quasi quasi mi vien voglia di rifarlo subito!! Fino a dieci anni fa, dopo il lavoro, due tre volte la settimana mi divertivo a fare corsettine nei boschi del Parco dei Colli. Quelli di fronte a casa mia, piana di Almè. Poi la schiena ha detto stop. Facendo questo giro del Monte Bastia, più volte mi sono detto quanto sarebbe bello venirci a correre! A me piacevano molto i saliscendi, questo anello lo trovo bellissimo da questo punto di vista. Peccato averlo scoperto fuori tempo massimo! Comunque, anche se per brevità e dislivelli siamo a livello del minimo sindacale ( occhio e croce siamo attorno ai quattro chilometri ), questa camminata finisce in un capitolo ben preciso: " Piccolissime escursioni da fare almeno una volta nella vita ". ( Purtroppo il meteo non era dei più felici e avevo a disposizione poco tempo. Mi riprometto di fornire a tempo debito una migliore versione autunnale )
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MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010

Di solito se passo da Clusone è per dirigermi verso la zona della Presolana. Oggi invece scendo a destra e percorro tutta la val Borlezza per salire a Bossico, paese totalmente nuovo per me. Proprio sopra il paese si innalza una piccola montagna dal nome simpaticissimo. In Valbrembana abbiamo la casa di Arlecchino, qui hanno il Monte Colombina. Vengo a vedere com'è. Alla piazza della chiesa giro a sinistra e percorro il centro storico: la viuzza si trasforma in un budello strettissimo: in certi punti farebbe invidia a una mulattiera! La Pandina si arrampica su cinquanta metri di acciottolato e parcheggia di fianco alla piazzola degli elicotteri, in località Pila. Ammirata l'intelligenza allo stato puro di un cartello, mi avvio su una sterrata che entra subito nei raggi di luce della pineta. Raggiungo i prati di Onito e con piccola deviazione mi porto loro testata. Mi fermo ad un piccolo stagno dove si intuisce la vastità di questi curatissimi pratoni. Tornato sulla stradina originale in breve tempo raggiungo la bella radura con la chiesetta dei caduti. Area pic-nic attrezzata con tavoloni, barbecue e fontana che da vita ad un piccolo stagno. Ed ecco che i timori si materializzano improvvisamente: da una sterrata laterale arrivano dei motocrossisti. Saranno i primi di una lunga serie. Anche loro prendono la mia stessa direzione. La stradina , spesso acciottolata, sale lungamente nella pineta e sbuca all'improvviso al Colle San Fermo, anche lui corredato da una piccola chiesina, posta dirimpetto l'ennesimo stagno.


MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010 - FOTOGALLERY
MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010 - FOTOGALLERY
MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010 - FOTOGALLERY
MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010 - FOTOGALLERY
MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010 - FOTOGALLERY
Ecco il Colombina. Non me l'aspettavo così bello questo posto: una meravigliosa sorpresa!! L'ampia sella prativa si affaccia sulla zona della Presolana che purtroppo oggi è seminascosta dalle nuvole. La stradetta svolta a destra tra i prati e quasi in piano raggiunge una baitella, dove ha termine. Le moto hanno devastato i primi metri del sentierino che da lì parte per attaccare subito il costolone sud. Tira dritto sulla massima pendenza e 200 metri di dislivello più su tocco la croce, preludio alla vera vetta situata poco più in là sul crinale. La foschia lascia solo intuire il panorama: a Sud si intravede il lago d'Iseo con l'ombra di Montisola. Percorro il sentierino recentemente disboscato che proseguendo sul crinale sale alla vetta. Raggiungo il punto più alto, orfano di qualsiasi segnalazione, e cerco di immaginare quel fantastico mondo " Presolanensis " che dovrebbe risplendere a Nord. Foschie e nuvole lasciano emergere qualcosa del Pizzo Formico, del Monte Pora e della Valcamonica. La visibilità obbliga ad accontentarsi. Tornerò in autunno: questo è di sicuro un altro pungiglione piccolo piccolo dal panorama grande grande. Scendo dalla vetta e riprendo il sentiero principale, ma invece di tornare a San Fermo giro a sinistra, cedo il passo ( sul sentiero! ) ad altre moto e arrivo al Forcellino. Da lì una stradina molto fangosa si abbassa nel bosco fino alla località "Monte di Lovere". Poi piego a destra, tra prati e pineta transito dalla bella area pic-nic di Gavazzano e in breve arrivo alla macchina. Dimenticavo: le indicazioni sono numerose e precise, ma bisogna prestare un minimo di attenzione ai numerosissimi bivi e varianti che si incontrano lungo il giretto. Dislivello e lunghezza sono perfetti per chi vuole partire presto ed essere a casa per l'ora di pranzo. Ma per chi vuole camminare più a lungo Rifugio Magnolini e Monte Alto sono piuttosto vicini. L'escursione in se stessa è bellissima, ma......
MONTE COLOMBINA Domenica 25 Aprile 2010 - FOTOGALLERY
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AMARA APPENDICE ( foto 40-44)
Tornerò sul Colombina, ma eviterò accuratamente di farlo la domenica. Salendo ho incontrato una decina di motocrossisti, nei tre quarti d'ora che ho trascorso in vetta ne ho visti una trentina transitare sul sentiero e sulle sterrate di San Fermo. E scendendo altri quindici! Purtroppo anche qui i divieti sono sistematicamente ignorati. Ho una posizione durissima nei confronti di questi esemplari di "Homo Deficentibus": non accetterò mai il loro modo di comportarsi. Quello dei motocrossisti menefreghisti è un bubbone canceroso che rende odioso camminare in certe zone della Valseriana. In queste zone è come se si rivendicasse il diritto assoluto di fare ciò che si vuole in sella ad una moto! E lo fanno!! Spiace dirlo, ma la Valbrembana è infinitamente meglio: qui in mezz'ora ho visto più moto che in trent'anni nella mia valle! Non riesco a capacitarmi di come su vette anche molto faticose puoi trovare arzilli giovanotti di settanta anni e anche più.... Mentre parecchi giovani e meno giovani non sanno fare altro, per divertirsi, che scorazzare dove vogliono incollati alle loro moto come se avessero fatto il bidé con l'Attack!! Forse pensano che i cartelli di divieto i sindaci li abbiano messi perchè li hanno presi con i punti del Mulino Bianco! Errore!! Non ci pensiamo, ma nella stragrande maggioranza dei casi tutto quello che sta intorno a sentieri e stradine, ovvero prati, boschi, pascoli, è di proprietà privata! Nessuno ha il diritto di farci ciò che vuole! Per capire il perchè dei divieti basta andare dove una sbarra chiude la stradina: niente di meglio che passare nel prato vicino devastandolo!! Questi individui hanno un nome ben preciso: comincia per str e finisce per onzi. Foto 45: la risposta migliore è scritta nel primo cartello in alto. Scusate lo sfogo, ma certe cose mi mandano in bestia! Con tutto il rispetto per quegli amanti delle moto che invece divieti e regole li rispettano.
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MONTE DUE MANI sabato 17 aprile 2010

Sabato 17 Aprile 2010.
Oggi risalgo la Valtaleggio, ma niente Gherardi o dintorni. Oltrepasso la bella Vedeseta e raggiungo Avolasio. Devo per forza scendere dalla macchina: la veduta dell'alta valle e del Resegone merita una scatto...E già che ci sono ne rubo un paio alla frazioncina. Poi ciao ciao bergamasca: entro in provincia di Lecco per inerpicarmi verso il Culmine San Pietro. La mia Pandina mi guarda storto: non le avevo detto che d'improvviso le corsie da due diventano una! In parecchi punti bisogna sperare ardentemente di non incrociare nessuno: il primo tratto è micidiale, non esistono slarghi e in due non si passa!! Ma anche in seguito non si scherza! Sono pochi chilometri, ma fanno venire l'ansia. Finalmente arrivo su e ho la fortuna di trovare parcheggio proprio al passo. ( Se non trovate posto, meglio cercare sul versante della Valtaleggio). Sono le 8.25: il segnavia per il Monte Due Mani mi indirizza su una sterrata attigua al ristorante. Questa stradina pianeggiante sfiora un agriturismo con maneggio e prosegue di fianco a recenti villette. Questo primo tratto è quello che offre i panorami migliori. Poi si infila nella faggeta e la seguo lungamente, senza guadagnare dislivello, fino ad un bivio: prendo la stradina in salita chiusa da una sbarra. Finisce poco dopo in corrispondenza di baite parzialmente diroccate: lì inizia il sentiero che in cinque minuti sale alla selletta di Redondello. Da qui in avanti ho trovato un po' di neve e per forza di cose devo interrompere la descrizione tecnica: ho cercato di seguire vecchie tracce presenti, ma probabilmente ho scelto quelle sbagliate. Tenendomi comunque in zona spartiacque mi sono portato a naso alla bocchetta di Desio dove inizia la ripida, ripidissima salita al Monte Due Mani. E' la mia prima volta lassù. Ne avevo già avvistato l'inconfondibile bivacco sommitale, mi ha guidato lui. In pochi minuti il cielo si scurisce di preoccupanti nuvoloni: tentenno a lungo....Non voglio finire in un temporale. Poi salgo come un forsennato! Toccata e fuga, mi dico: brucio i 300 metri di dislivello che mancano in 20 minuti. Ore 9.45: sono in vetta.

MONTE DUE MANI sabato 17 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
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MONTE DUE MANI sabato 17 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
Ecco la croce, ecco l'igloo, ecco la nebbia! Panorami = zero! Non importa....Ho testato il percorso per la prossima volta. Un sorso di the, due foto e tra cinque minuti scendo. Ma gli scatti sono deludenti, continuo a cercare quelli giusti. Cerco...Cerco....E intanto il tempo passa, passa. Vorrei scendere e la macchina fotografica non me lo lascia fare. E finisce che anche la nebbia passa, lasciando il posto a sempre meno timide vampate di sole! Si apre!! Adesso sì che si può scattare!! Faccio avanti e indietro sulla lunga cresta che è la vetta, per cercare di cogliere gli attimi migliori verso Lecco e la Valsassina. Semisoleggiata se n'è andata via un'ora e mezza. Altro che cinque minuti! Se avessi seguito l'istinto sarei già lontanissimo da qui. Invece mi godo strafelice queste inaspettate schiarite. Benedetta macchinetta, se non era per lei....Grazie mille, piccolina!! Ore 11.15: scendo davvero, scendo veloce: le nebbie stanno tornando. Sulle dorsali cerco di non ingarbugliarmi di nuovo. Torno sulla sterrata e scovo un suonatore di piffero sulla baita lì accanto. Stavolta non indugio, i nuvoloni stanno annerendo vistosamente. Filo via quasi correndo sulla lunga stradina, senza più toccare la fotocamera. Arrivo alla Pandina alle 12.25. Tolgo gli scarponi e addento un panino, seduto in macchina: sono stanco, è stata una bella tirata. Tornerò ancora lassù, ma con più calma, più sole e più panorami. Ore 12.30: i miei occhi guardano le prime gocce di pioggia sul parabrezza, le mie orecchie ascoltano i primi tuoni lontani. Chissà da dove arrivano. Io arrivo dritto dritto dal Monte Due Mani. Ho avuto fortuna: ai piedi della vetta stavo per mettere la retro. Spesso rinunciare è la scelta giusta. Oggi invece ho ignorato l'istinto: la cosa migliore che potessi fare.
MONTE DUE MANI sabato 17 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
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CAPANNA ALPINISTI MONZESI ( e Croce della Giumenta ) sabato 10 aprile 2010

Sabato 10 Aprile 2010. La Valle Imagna è orfana di rifugi del C.A.I. Anzi: a ben guardare nel suo territorio non esiste nessun vero rifugio. Il celeberrimo Azzoni sulla cima del Resegone è in territorio lecchese. Oggi mi addentro ancora nelle sue pieghe per la mia prima volta al rifugio Alpinisti Monzesi: il rifugio C.A.I. più vicino alla valle. Parto da Brumano paese, parcheggio dell'acquedotto, cercando di non perdere la traccia: ogni tanto è mulattiera, ogni tanto è sentierino, ogni tanto è stradina, ogni tanto sbaglio strada, ogni tanto vado a caso. Sfiorando un Faggio secolare e un'aquila murales, arrivo alla fine di una stradina e finalmente mi addentro nella foresta del Resegone. Senza troppa fatica sono arrivato a quota 1100. Da qui fino al rifugio vengo coccolato da un bel sentiero-mulattiera che scorre via semipianeggiante, in un ambiente molto più entusiasmante di quello che pensavo. Dapprima raggiungo piatto piatto il passo La Porta, poi altro lungo e bel traversone e infine affronto, si fa per dire, l'asperità della Passata: 10 minuti di salita. L'antico valico, col suo cippo milanese-veneziano, è incassato nel bosco, ma offre un primo suggestivo scorcio verso i contrafforti del Resegone. Guadagno qualche metro a destra per poi abbassarmi lentissimamente nel bosco tra resti di valanghe e imbocchi di miniere. Anche questo tratto è decisamente più bello del previsto! Ma ho già avvistato il rifugio e lo raggiungo in breve. Ops, mi correggo: Capanna Alpinisti Monzesi. La meridiana deve dividere il sole con le impressionanti bastionate del Resegone.

CAPANNA ALPINISTI MONZESI ( e Croce della Giumenta ) -  FOTOGALLERY
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CAPANNA ALPINISTI MONZESI ( e Croce della Giumenta ) -  FOTOGALLERY
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Che decido di avvicinare salendo al vicinissimo Passo del Fo' ed alla sua Cappelletta dei Caduti in guerra. Wow..!!! Si vede Lecco, non me l'aspettavo!! E pure il Resegone visto da qui è.....Spettacolare!! Verso sud si alza una vicina altura che decido di raggiungere. Incrocio un cartello che indica la cresta di Magnodeno. Ecco spuntare un'anima da ferrata. Con molta attenzione la percorro pure io per un breve tratto, fino alla Croce della Giumenta, che diventa così la mia meta finale. Sono su un cocuzzolo modestissimo, neanche 1300 metri. La Capanna Monzesi ancor meno. Ma sembra di essere altissimi: la scogliera immensa del Resegone innalza lo spettacolo a quote ben più elevate!! Non lo avevo mai visto da questa prospettiva, è stata una sorpresa assoluta! Tiro le somme: bellissima camminata!! Peccato solo la foschia, ma a quella c'è rimedio: ci tornerò nell'aria limpida e nelle foglie rosse di Ottobre. Altra gran bella e rilassante escursione. Poca fatica e tanta soddisfazione. Urka....Ci è scappata pure la rima!! ( Fino alla Cappelletta del Fo' la consiglio a tutti, senza riserve. Un occhio di riguardo in più per raggiungere la Giumenta.)
CAPANNA ALPINISTI MONZESI ( e Croce della Giumenta ) -  FOTOGALLERY
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DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010

Pasquetta, lunedì 5 Aprile 2010. Alla ricerca di un'escursione nuova, mi imbatto nella descrizione della Strada Taverna: oggi la provo. E una volta in quota proseguirò fino al Monte Zucco. Mi porto ai Ponti di Sedrina e....Sorpresa: scopro di essere alla stessa altezza di casa mia. Neanche un metro in più! La mulattiera parte bene, ma devo essere sincero: a conti fatti si rivelerà una mezza delusione! Subito all'inizio si viene massacrati dal rumore ossessivo dei giunti del sottostante viadotto: una tortura. Poi si attraversano sterrate e asfalto in ambienti collinari poco accattivanti. La mulattiera non è sempre in buone condizioni e non mancano difficoltà nell'individuare il percorso. Tanto bosco e pochi scorci panoramici. E' soltanto ormai in vista di S. Antonio Abbandonato che l'ambiente si fa di nuovo apprezzare. Di questo primo tratto salvo solo il bell'affresco della prima cappelletta incontrata, la chiesina di San Gaetano e un saggio orologio sulla parete di una cascina ristrutturata.

DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
Sbucato sulla strada asfaltata raggiungo la vicina chiesa di S. Antonio e do inizio alla seconda, bellissima tappa. Ingiustamente snobbata da quelli che cercano le grandi camminate, la salita al Monte Zucco viene considerata un'escursione " da bambini ". Perchè è corta e facile. Vero. Ma è anche una passeggiata che consente di raggiungere uno degli angoli più suggestivi in assoluto delle nostre Prealpi! Un lungo traversone boscoso porta ad una bucolica valletta, preludio della conca dei Foppi. Una piccola edicola rosa in mezzo al prato cattura l'attenzione. Mi avvicino e scopro che cela una sorgente. Pochi minuti per scavalcare il vicino crinale ed ecco la bella conca dei suggestivi pinnacoli e del rifugio del G.E.S.P. ....E appena oltre altra valletta e altre cascine abbracciate da panorami spettacolari! Che però non possono competere con quelli che si possono ammirare dall'ormai raggiunto Zucco. Che panorama ragazzi: siamo a picco sulla bassa Valbrembana! Anche qui mi diverto a stendere con lo zoom un bel po' di vette. E mi accorgo facendo due conti, che ridendo e scherzando ho messo assieme un'escursione di quasi mille metri di dislivello!....Che non ripeterò. Salirò ancora quassù, ma non dai Ponti di Sedrina. Anche se è corta e facile, anche se è da bambini.....Tornerò ancora sullo Zucco. Perchè non c'è limite d'età per godersi le cose belle!
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
DAI PONTI DI SEDRINA AL MONTE ZUCCO Pasquetta lunedì 5 aprile 2010 -  FOTOGALLERY
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ANELLO DELLA VAL DEL GIONGO ( Parco dei Colli di Bergamo) venerdì santo 2 aprile 2010

Venerdì 2 Aprile 2010. Giro ad anello che permette di percorrere tutti i crinali che fanno da cornice alla Valle del Giongo, la più grande del Parco dei Colli di Bergamo. Bruntino Alto. Il sentiero 113, all'inizio una sterrata, parte poco oltre la chiesa di San Mauro. Restando nel bosco mi inoltro alto sul fondovalle per poi cominciare a salire a varie forcelle: Zappel d'Erba, Forcella di Rua, Forcella di Camblì. Questo tratto offre pochissimi scorci panoramici e per un tratto, tra le prime due forcelle, ridiventa sterrata. Ma offre comunque una rilassante camminata, le pendenze sono leggere. E verso la Forcella Camblì mi imbatto a sorpresa in due Carline: non pensavo potessero crescere sulle pendici del Canto Alto, a quota 700 metri! Alla forcella abbandono il 113 e prendo il 220. Raggiungo in breve il bellissimo nucleo rurale di Al Monte, a scavalco sulla testata della Valle del Giongo: che sia da una parte o dall'altra, da quassù puoi buttare lo sguardo su panorami speciali. Che posto felice! Poi la ripida mulattiera si spiana e arrivo in poco tempo alla forcella con la cappelletta della Madonna, dove finalmente ammiro lo scenario delle Orobie. Quattro passi ripidi ed è vetta! L'immensa croce è vestita di lampadine, so già che stasera uscirò sul terrazzo e scatterò due foto. Intanto gioco con lo zoom per catturare da vicino qualche bella vetta lontana. Cerco di insegnare i loro nomi ad un cagnolino, ma senza successo.

ANELLO DELLA VAL DEL GIONGO ( Parco dei Colli di Bergamo) -  FOTOGALLERY
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Non mi resta che riprendere il giro della valle (sentiero CAI 507) e raggiungere quel posto sempre affascinante che sono i Prati Parini. Ma stavolta non scendo a Cler, devo tornare a Bruntino: cento metri prima di raggiungere l'agriturismo scollino verso sinistra, in un varco nella siepe. ( Attenzione, non ci sono indicazioni: nel dubbio chiedere all'agriturismo ) Costeggio un piccolo stagno e mi dirigo in piano verso il bosco, fino ad un bivio. Giù a sinistra su un ripido sentierino! Da qui in avanti tengo sempre la sinistra a vari bivi che incontro: raggiunta la cascina Rua Alta incrocio la nuova gippabile che porta al fondovalle, attraversa il Giongo e risale a Bruntino Alto. Ma decido di raggiungere il torrente prendendo una scorciatoia: arrivo al Giongo e affronto un tratto all'Indiana Jones, risalendo per un bel tratto il suo corso. E' l'unico modo di raggiungere una scenografica cascata alta una decina di metri che avevo già visitato durante l'inverno. La missione è davvero finita, risalgo a Bruntino. Anzi no, la missione continua a casa. Ancora due foto. Arriva la sera e la Croce di vetta ve la voglio mostrare così: come la vedo dal terrazzo di casa mia...( Con un piccolo aiutino dello zoom ).
ANELLO DELLA VAL DEL GIONGO ( Parco dei Colli di Bergamo) -  FOTOGALLERY
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VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010

Mercoledì 31 Marzo 2010.
Un anno fa proposi l'escursione da Alino al Sornadello. Stamattina doveva essere Alino - Monte Molinasco. Ma una volta raggiunta Cà Boffelli invece di prendere la sterrata a destra, piccoli problemi tecnici mi hanno fatto decidere di proseguire sulla stradina asfaltata. Nessuna meta precisa.....E vediamo come va a finire, mi son detto. Beh....Praticamente faccio duecento metri, giro l'angolo di una chiesina e la meta è bella servita su un vassoio di prati curatissimi. Mi si para davanti una frazioncina sconosciuta. Nessuna indicazione e nessun nome. Un lungo caseggiato chiude l'orizzonte e capisco che posso proseguire oltre infilando un bel portico. Lo oltrepasso ed è una violenta e tenera scossa al cuore: mi ritrovo improvvisamente sbalzato nell'atmosfera della bella infanzia che fu. La casa che mi ha visto nascere: cucina al pianterreno e tende per riparare dal sole, cataste di legna per l'unica stufa della casa, quella della cucina. Scale esterne che portano di sopra, al terrazzino da cui si accede direttamente alle varie stanze da letto e in fondo al terrazzino il gabinetto.

VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
Qui siamo in montagna: cambiano le dimensioni e ci sono balaustre di legno invece di ringhiere di ferro, ma molti angoli mi regalano ricordi della mia vecchia e cara casa natale e di quelle vicine. Non c'è in giro nessuno, tranne un affettuoso gatto nero che in cerca di carezze finisce con l'entrare in parecchie inquadrature. Gironzoliamo insieme attorno alla bella piazzetta, cuore di questa minuscola frazioncina di S. Pellegrino. Poi mi sposto appena più in la per raggiungere il poggio della Cà Noa, dove sbucano asinelli e una bellissima salamandra. Potrei proseguire fino a Sussia, ma è tempo di rientrare. Nella bella piazzetta giro ancora una volta lo sguardo: sono bastate delle tende, un terrazzino e un gabinetto sospeso.....E la mente è volata indietro. E arrivato il momento di salutare il gatto nero che mi accompagna fin fuori il portico. Gli chiedo dove siamo, ma lui continua a miagolare e chiedere carezze. Perciò recupero la cartina topografica che finalmente mi svela il nome di dove sono: Vettarola. Anche lei finisce dritta dritta nelle cose belle sparse sulle Orobie.
VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
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VETTAROLA (S. Pellegrino Terme) mercoledì 31 Marzo 2010 -  FOTOGALLERY
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VIA MERCATORUM ( ORBREMBO - CORNELLO DEI TASSO - ONETA )

Grigio primo giorno di primavera: è tempo di girare la clessidra e raccontare la minuscola storia di.....

- UN CORIANDOLO -
C'era una volta un piccolo coriandolo senza colore. Si appoggiò sulla mia mano mentre gli occhi leggevano un nome: Via Mercatorum. Era il mio primo amico della giornata e lo portai con me, aveva un desiderio: ritrovare il suo colore. Lo cercò nell'arancione di un gatto, nel giallo di una primula, nel ruggine di una gallina. Attraversammo insieme i colori senza tempo di Cornello dei Tasso e scendemmo nel verde sfolgorante di una sorgente e di un ruscello. Tra il bianco e il viola di altri fiori trovammo a sorpresa S. Anna, delicata chiesina sospesa sui colori di pietra e foglie secche di un ponticello nel bosco. Il piccolo coriandolo cercò ogni sfumatura possibile tra le curve della splendida mulattiera. Invano. Chiese anche l'aiuto di una bella gatta e di tre cagnolini, guardiani di Oneta: " Andate avanti, cercate in paese", esortarono. E noi entrammo in questo paesello, nei suoi sassi antichissimi e grigi, nei suoi frammenti di colore inaspettati.

VIA MERCATORUM ( ORBREMBO - CORNELLO DEI TASSO - ONETA ) -  FOTOGALLERY
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Cercammo negli affreschi e negli stemmi, nei prati e sulle vette, finché un respiro più antico degli altri ci sospinse dietro un angolo.... All'improvviso una casa, una figura umana. Il coriandolo si fermò. Bastò uno sguardo e lo lasciai lì: aveva trovato tutti i suoi colori in una volta sola. Restò con quell'uomo dal nome strano e buffo, ma prima di lasciarmi andare mi regalò ciò che aveva negli occhi e nella mente. Disse felice: " Non mi servono più, io sono arrivato a casa. La mia casa è un vestito, il mio nome è Arlecchino. " Mi incamminai di nuovo sulla bella mulattiera e mi allontanai dal paesino, tornando sui miei passi. Tornai avanti nel tempo fino al punto di partenza. Con un amico in meno. E con negli occhi tutti i colori di un coriandolo che non aveva colore.
VIA MERCATORUM ( ORBREMBO - CORNELLO DEI TASSO - ONETA ) -  FOTOGALLERY
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PICCOLA APPENDICE
Tratto da una storia vera, realmente accaduta sulla splendida Via Mercatorum, la grigia mattina del 21 Marzo 2010 .
( Ulteriori immagini di Cornello dei Tasso in una mia precedente escursione ) ( Ho tralasciato volutamente qualsiasi dettaglio tecnico: mettetevi un paio di scarponcini e via. )
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SCI DI FONDO A COSTA VALLE IMAGNA ( PERTUS ) 31 gennaio 2010
Mercoledì 27 Gennaio 2010. Giornata di ferie a sorpresa: la trascorro in zona Pertus. Dopo aver tirato mezzogiorno sulla rusticissima pista di fondo, mi avvio sulla stradina che attraversa il villaggetto: faccio una scappata sul Monte Tesoro. Basta un quarto d'ora. Prima si percorre il panoramico crinale tra le villette, poi si entra nel bosco dove, in breve, si guadagna la stazione di arrivo del vecchio skilift. Ora è solo un rudere, ma io l'ho visto funzionare: parecchi anni fa al laghetto del Pertus ho messo per la prima volta in vita mia gli sci. E sulla pista di questo skilift ho fatto la mia prima vera curva a spazzaneve. E' un piccolo e tenero tuffo al cuore. Passo oltre, questione di pochi metri e faccio una curva a sinistra: adesso il cuore me lo spacca la vista del mostro disgustoso che gli alpini di Carenno hanno realizzato in vetta al Monte Tesoro. Non conosco nessun'altra vetta deturpata in maniera tanto vergognosa! Hanno fatto scempio di questa panoramica cima costruendoci un " Sacrario " che non è altro se non una schifosa colata di cemento armato!! Ma cosa hanno combinato??!! Una costruzione del genere farebbe la sua brutta figura anche in città, figurarsi in montagna! Sembra un gigantesco Ufo! Qui addirittura hanno ingabbiato la vecchia Croce con tonnellate di cemento: per la Cappella, per il rifugetto degli alpini, per i parapetti, per l'altare....Cemento, cemento e solo cemento!! Avessero almeno ricoperto il tutto con pietre locali! Oltretutto la beffa: hanno messo sui muri due piastrelle che invitano al " rispetto "....E loro che rispetto hanno avuto di questa cima??!! Dispiace dirlo, ma quassù cari alpini non vi siete certo fatti onore! Io pensavo che i Sacrari venissero eretti sul luogo di stragi ed eccidi: niente di tutto questo qui. La sua presenza è inspiegabile. Mi piacerebbe sapere quante fette di salame c'erano sugli occhi di chi ha progettato questo mostro e di chi ne ha permesso la costruzione! Proseguo e appena un passo più in là spunta un piccolo e colorato cippo: ricorda la nascita dell' U.O.E.I., avvenuta proprio su questa vetta nel 1911. Fosse per me raderei al suolo tutto quanto, lasciando solo la Croce e questo modesto e simpatico cippo. Scusate lo sfogo....Ma quando ci vuole, ci vuole!!! Non resta che consolarmi ammirando le nebbie che coprono la pianura spingendosi verso Valcava e oscurando Colle di Sogno, paesello presepio a mezza costa sotto di me. Chissà se da qualche parte esiste una nebbia magica che inghiotte e fa sparire le cose brutte.... Quassù c'è un mostro vergognoso, puoi anche chiamarlo Sacrario....Ma resta un mostro vergognoso!
SCI DI FONDO A COSTA VALLE IMAGNA ( PERTUS ) 31 gennaio 2010 -  FOTOGALLERY
SCI DI FONDO A COSTA VALLE IMAGNA ( PERTUS ) 31 gennaio 2010 -  FOTOGALLERY
SCI DI FONDO A COSTA VALLE IMAGNA ( PERTUS ) 31 gennaio 2010 -  FOTOGALLERY
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SCI DI FONDO A COSTA VALLE IMAGNA ( PERTUS ) 31 gennaio 2010 -  FOTOGALLERY
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MONTE TESORO mercoledì 27 gennaio 2010
Mercoledì 27 e Domenica 31 Gennaio 2010. Con curiosità sono salito al Pertus per provare la pista di fondo recentemente riaperta, anche se solo parzialmente. 30 minuti di macchina, 24.5 chilometri di asfalto e 1000 metri di dislivello la dividono da casa mia. Raggiunto il laghetto, al ristoro Forcella prendo informazioni sulla pista. Scopro che è gratuita in quanto chi ci si avventura lo fa sotto la propria responsabilità. Capirò percorrendola. In effetti la tracciatura dei binari riguarda un breve e facile anello di circa un chilometro, affiancato da una striscia percorribile con la tecnica del pattinaggio. Ma la battitura è alquanto "rustica": la pista non è fresata e perciò il terreno risulta estremamente mosso. Pattinarci sopra è tutt'altro che facile! Fosse tirata a dovere sarebbe un piccolo e panoramico gioiellino. Ma quello vero lo scopro avventurandomi sull'anello che entra nel bosco. Adesso viene chiamato "Percorso sciistico" e il ragazzo del ristoro mi aveva avvertito: " E' battuto, ma senza binari. Tu sai sciare bene? Ci facevano le gare, ci sono delle discese impegnative e poi ci passa la gente a piedi e con le ciaspole". Decido di provare lo stesso e mi ritrovo su un tracciato stretto, reso difficile dalla battitura senza fresatura, segnato da chi ci è passato a piedi.....Ma nonostante questo davvero bello! Praticamente tutto un discesone nella faggeta, da cui si esce per un breve tratto in località Cascina Scaia. Da lì comincia la lunghissima salita che riporta al laghetto, ideale per fare fiato. Un tracciato assolutamente ruspante che richiede una padronanza perfetta degli sci, una buona dose di coraggio e una uguale di fortuna: uscire dal tracciato in velocità potrebbe costare molto caro! Le discese sono difficili per via del fondo, quanto a pendenza esiste di molto peggio, così come per le salite. Lunghe e tutto sommato dolci, niente strappi stile ascensore. Ma la difficoltà micidiale è la "larghezza" della pista: due metri!! Quello che riesce a battere il gatto. Pattinarci in salita significa entrare costantemente nella neve vergine a lato pista. Attenzione: rigorosamente riservata a chi sa controllare gli sci!! Chi riesce a percorrerla senza cadere può affrontare qualsiasi altra pista, anche le più impervie! Qui....O ti fai o ti disfi!! Scordatevi le autostrade di neve vellutata, se amate le comodità statene alla larga! Somiglia molto di più ad un campo di patate dopo la raccolta, chi ha l'orto sa di cosa parlo! Però è davvero un gran peccato che la pista sia così trascurata: fosse un metro più larga e battuta alla perfezione sarebbe un anello che molte località si sognano! Comunque percorrerlo resta un'esperienza adrenalinica, almeno per me. Ha proprio ragione il cartello: questa non è una pista, è un budello selvatico che ti tiene impegnato dal primo all'ultimo metro! La sua pelle è neve ruvida e spigolosa: prendere o lasciare. E' una sfida....Un paio di sci che butti nel bosco, con te sopra a cercare di governarli....E' la pista di Costa Valle Imagna
MONTE TESORO mercoledì 27 gennaio 2010  -  FOTOGALLERY
MONTE TESORO mercoledì 27 gennaio 2010  -  FOTOGALLERY
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MONTE TESORO mercoledì 27 gennaio 2010  -  FOTOGALLERY
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SCI NORDICO A RONCOBELLO domenica 10 gennaio 2010

Domenica 10 Gennaio 2010. Finalmente rimetto gli sci di fondo. Nuvole e nebbie a tutte le quote: tempo pessimo, direbbe qualcuno. Scelgo Roncobello e la sua pista: si snoda nel bosco, la scelta migliore con questo tipo di tempo. Tempo che regala 10 centimetri di neve freschissima e la meravigliosa suggestione di un mondo sfumato in bianco e nero, come le vecchie cartoline di una volta. Arriva il pullman di un oratorio e all'improvviso sulla pista si accendono piccole vampate di colore. Svuotano il noleggio e riempiono "La Baracca", casetta di legno che ospita biglietteria e spartano ristoro. Sono tutti principianti e si divertono a girare in tondo sugli anelli più facili. Sono larghi e molto adatti a loro. Io entro nel bosco e mi spingo sull'anello più lungo e impegnativo, che però è aperto solo parzialmente. Un anello piuttosto stretto e poco adatto a chi, come me, fa skating. Ma ho voglia di silenzio e fatica e qui li trovo in abbondanza. E' la caratteristica che più apprezzo di questa bella e solitaria pista, di solito pochissimo frequentata dalle anime sciatrici. Qui non esiste l'affollamento di altre famose piste orobiche, qui si può ancora sciare con l'anima. Come piace a me. Oggi la neve regala fatica immensa, ma non importa: il bosco incanta come una fiaba, dal bosco appare Roncobello. Acquarello di colori delicati in uno splendido bianco e nero.

SCI NORDICO A RONCOBELLO domenica 10 gennaio 2010 -  FOTOGALLERY
SCI NORDICO A RONCOBELLO domenica 10 gennaio 2010 -  FOTOGALLERY
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AL PASSO DEL PERTUS, QUELLO VERO! il 6 gennaio 2010

Mercoledì 6 Gennaio 2010. Pomeriggio di Epifania e Befana day.
Brevissima e facile escursione. Parto dal Laghetto del Pertus, quasi orfano di neve: quassù ha incrociato le braccia.
Prendo il tracciato della pista di sci di fondo e percorro il crinale, in direzione del Resegone. La neve vecchia e calpestata lascia spazio a continue e infide lastre di ghiaccio.
Ma la meta che ho scelto è molto vicina: decido di proseguire, con molta cautela, sulla stradina che si apre sul versante Valdimagnino, appena sotto la vecchia baita al termine dei prati. E' completamente in ombra e in lentissima discesa nel bosco mi porta in poco tempo ad una sella aperta sul soleggiato versante di Carenno.
Rimango su questi pendii quasi senza neve e tramite un bel sentiero, poco più avanti, sbuco dirimpetto l'ex Convento del Pertus. Proseguo oltre: bastano cinque minuti e arrivo alla mia meta: il Passo del Pertus, ovvero "Pertugio", come spiega bene la bacheca del passo. E attraversando il ponticello che lo sovrasta si capisce bene il perchè di questo nome.
Meglio ancora: mi abbasso con cautela nel bosco ed "entro" in questo stretto squarcio di roccia che è il passo, davvero molto particolare e insolito.
C'è pure una Croce incisa nella roccia, datata 1705!
Il passo è totalmente inghiottito dal bosco: per vedere un po' di panorama devo portarmi sui crinali adiacenti, dove non mancano ulteriori punti di interesse. Potrei proseguire oltre, ma oggi mi fermo qui. Dal laghetto ci ho messo solo mezz'ora, poco più che quattro passi: lenti e attentamente ponderati per evitare il ghiaccio vivo.
Torno all'indubbiamente più panoramico laghetto, che molti considerano erroneamente il Passo del Pertus.
Ma al passo vero ci tornerò sicuramente: ho un'idea che mi gira in testa....

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